venerdì 5 giugno 2015

Il Sole 5.6.15
Verso la direzione Pd. Il premier: io non rallento
Minoranza in fermento, anche Letta in campo: il segretario smetta di accumulare potere e unisca
Renzi: chiudere la partita delle riforme
Mediazione sulla scuola: l’ipotesi del «preside a tempo»: 6 anni e poi nuovo istituto
di Emilia Patta


ROMA «Allacciatevi le cinture perché stiamo decollando davvero, piaccia o non piaccia a chi passa il tempo a lamentarsi. Stiamo rimettendo il paese a correre come deve correre». E ancora: «Ci sono le polemiche di tutti i giorni, ci dicono “dovete fermarvi”, “rallentare”. Ma bisogna invece recuperare gli anni persi. Ci sono due Italie davanti a noi: c’è l’Italia del pianto e del rimpianto, che vive di lamentela, e c’è l’Italia che sapendo che i problemi ci sono prova a costruire una pagina nuova».
Ecco, il Renzi che ieri ha parlato ai dipendenti dell’Alitalia in occasione della presentazione del nuovo brand e della nuova livrea (si veda pagina 33) non sembra affatto intenzionato a prendere del tempo sulle riforme in arrivo in Senato per far scemare i toni nel Pd e trovare l’accordo con la minoranza. Una parte della minoranza, è la convinzione del premier e segretario del Pd, non si accontenterà di nessuna modifica sulla scuola o sulla riforma costituzionale perché l’obiettivo è lui e la sua leadership. Piuttosto il dialogo va rafforzato con quella parte della minoranza del Pd più lealista che sull’Italicum alla Camera ha votato sì alla fiducia (il ministro Maurizio Martina, il responsabile esteri della segreteria Enzo?Amendola e l’ex ministro Cesare Damiano tra gli altri). E se serve a portare sulla sponda della maggioranza il più ampio numero di parlamentari allora qualche giorno in più non cambia nulla: già l’inizio delle votazioni sugli emendamenti al Ddl scuola in commissione Istruzione del Senato è slittato a martedì (in commissione sono tra l’altro decisivi due dei senatori più “radicali”, Corradino Mineo e Walter Tocci).
Le trattative sono effettivamente in corso. L’intenzione è quella di non toccare i punti salienti della “Buona Scuola”, ossia i nuovi poteri dei presidi e la possibilità di concedere premi agli insegnanti più meritevoli. «La riforma della scuola porta tante polemiche ma anche tante cose chieste dai professori», ha ribadito ieri Renzi durante il suo incontro con presidente del Cile Michelle Bachelet. Ma su qualcosa il governo sta pensando di aprire: i presidi ad esempio potrebbero avere un mandato a tempo, di tre anni rinnovabili per altri tre, e poi ruotare (ci sono già degli emendamenti su questo). La ratio è venire incontro alle preoccupazioni di chi sostiene che con i nuovi poteri i presidi potrebbero fare il bello e il cattivo tempo restando a lungo nello stesso istituto. Altra possibile modifica, chiesta questa soprattutto dai sindacati che saranno ricevuti dal premier a Palazzo Chigi la prossima settimana, è togliere i rappresentanti degli studenti e dei genitori dal collegio che affiancherà il preside per decidere quali sono gli insegnati più meritevoli (ma su questo punto ci sono delle riserve tra i senatori della maggioranza, ad esempio la relatrice Francesca Puglisi). Stesso discorso sulla riforma del Senato e del Titolo V. L’apertura ad alcune delle richieste della minoranza c’è, ma nessuna intenzione al momento di far slittare il voto in Senato a dopo l’estate. «Entro la fine dell’anno mi auguro possa esserci il via libera definitivo e la conclusione del percorso», ha ribadito la ministra per le Riforme Maria Elena Boschi,
Eppure la tensione con la minoranza, che chiede un cambio di passo radicale dopo i risultati delle regionali, resta altissima in vista della direzione di lunedì. Direzione che dovrà occuparsi anche della nuova ondata dell’inchiesta Roma Capitale e dello scontro tra la presidente dell’Antimafia Rosy Bindi e il neogovernatore Vincenzo De Luca finito in tribunale. Un segnale della gravità del momento in casa dem è la voce che fa sentire l’ex premier Enrico Letta: «Invece di pensare ad accumulare ancora più potere, invece di farsi approvare la legge elettorale da solo, Renzi dovrebbe smettere di dividere e tentare di unire». Quanto al combinato disposto (termine bersaniano) di Italicum e riforma costituzionale, per Letta occorre «ripensare il modello del sindaco d’Italia che Renzi sta costruendo è pericoloso. Non basta affidare tutto a una persona per risolvere i problemi del Paese, servono pesi e contrappesi».