Il Sole 3.6.15
Dopo il voto la guerriglia
Prove di logoramento contro Renzi
di Lina Palmerini
Le regionali hanno suonato il fischio di inizio per le prove di logoramento del premier. E non solo dalla minoranza Pd che al Senato cercherà l'effetto-Liguria e la guerriglia, ma pure dagli alleati di Governo. Il partito di Alfano potrebbe essere un altro centro di fibrillazioni. Il primo cerchio di fuoco da saltare è il partito. La direzione di lunedì si annuncia come una resa dei conti o un passaggio per cercare la tregua, ma una soluzione, comunque, ci vuole. Perché dopo le regionali e il risultato della Liguria, la sinistra Pd non sembra cercare più la scissione ma il logoramento del premier.
Insomma, molti che sembravano a un passo dall'uscio potrebbero cambiare strategia. Cos'è cambiato? Che la perfomance della sinistra in Liguria è stata modesta anche se ha fatto perdere la candidata democratica. E che i voti usciti dal Pd, come raccontano le analisi dell'Istituto Cattaneo, o sono andati all'astensione o sono andati ai 5 Stelle. L'esempio di La Spezia è quasi sconcertante perché il Pd perde voti a vantaggio dei grillini (4%), dell'astensione (3,2%), perfino della Lega (3%) e solo del 2,3% verso la Lista Pastorino e Rete a sinistra. Come direbbe qualcuno, si facciano una domanda e si diano una risposta.
Del resto i temi che hanno influenzato questa campagna elettorale sono cibo indigesto per la sinistra “comme il faut”: immigrazione, sicurezza, euro. E infatti cresce Salvini non Sel. E neppure Grillo. A meno che la sinistra non scelga definitivamente di diventare la lista Tsipras delle europee e ritrovarsi dove si trova ora il premier greco, alle prese con negoziati estenuanti con l'Europa e con l'opposizione interna di Syriza. Se quindi non c'è una vita felice oltre il Pd, l'unica è rendere il Pd un posto migliore per quella che è oggi la minoranza. E il Senato è il luogo ideale da dove far partire la guerriglia di logoramento di Renzi che lì ha pochi numeri e molti nemici.
Oggi cominciano i giochi sulla riforma della scuola, terreno ideale per il tema e anche per il luogo, la commissione Istruzione del Senato. Ci sono già oltre 1.900 emendamenti che sono, appunto, presagio di quel tentativo di paralizzare l'azione del Governo. Un tentativo, però, che potrebbe arrivare anche dal fuoco amico nell'Esecutivo perché sta crescendo un'area di malessere nel partito di Alfano. Il successo di Salvini spinge il Cavaliere a scendere a patti con lui e da questi sarebbe esclusa Area popolare. Dall'altra parte Renzi non offre “garanzie” a nessuno di loro né ha intenzione di dare dignità politica a un'area di centro-destra che nasca sul fianco moderato del Pd. Per Renzi lo schema ideale è quello che sta nascendo: un Pd che sfida una destra-destra di Salvini e che diventa – così – anche il collante per tenere insieme i pezzi alla sua sinistra.
Insomma, per Alfano si chiude sia la strada verso il Pd che verso un'alternativa di tutti i moderati e questo potrebbe indurlo a prestarsi a una manovra di logoramento su Renzi nella speranza che, tolto lui, si possano riaprire i giochi politici. Non è un caso che Gaetano Quagliariello ieri abbia chiesto modifiche all'Italicum appena approvato che toglie spazio vitale ai piccoli partiti e cancella le coalizioni. Stesso malessere si avverte in quel mondo che gravita in Forza Italia e che non avrà più cittadinanza con la vittoria di Toti e del cerchio magico. Per intenderci, diventa difficile anche per Verdini e i suoi dare un sostegno a Renzi in Parlamento in cambio di nulla. Per sopravvivere al Senato, al premier servirebbe un nuovo accordo con il Cavaliere ma il risultato delle regionali chiude questo spazio. Almeno oggi che Salvini diventa il leader senza il quale il centro-destra perde. E dunque Renzi si trova a navigare in acque molto incerte, senza più ciambelle di salvataggio e con un'insofferenza crescente nel Pd e tra gli alleati.