venerdì 19 giugno 2015

Il Sole 19.6.15
La politica in numeri
Il caso Venezia, la sinistra e i pentiti del doppio turno
di Roberto D'Alimonte


I sistemi elettorali fanno la differenza. Questa è la lezione della recente consultazione amministrativa. Se per il sindaco di Venezia si fosse votato con il sistema elettorale in vigore nella maggior parte delle regioni , e cioè un sistema maggioritario a un turno, avrebbe forse vinto Felice Casson. Non è certo perché con un sistema elettorale diverso sarebbe stata probabilmente diversa anche l'offerta politica. A Venezia la Lega Nord ha presentato al primo turno un suo candidato. Forse non lo avrebbe fatto con un turno unico e quindi i leghisti che hanno votato Luigi Brugnaro al secondo turno lo avrebbero forse fatto già al primo.
Ma se ipotizziamo che l'offerta politica non sarebbe cambiata, magari per l'indisponibilità della Lega Nord a convergere su un candidato comune del centro-destra, la conclusione è che con il suo 38 per cento Casson avrebbe vinto, come ha fatto con una percentuale inferiore Toti in Liguria dove si è votato in un colpo solo. Il punto però è che Casson non sarebbe stato il candidato complessivamente più gradito dagli elettori veneziani. Avrebbe vinto perchè rappresentava la maggioranza relativa più ampia ma non era il candidato con la maggioranza assoluta dei voti, e cioè quella maggioranza che comprende sia le prime che le seconde preferenze degli elettori veneziani. È il secondo turno che ha evidenziato tutto ciò. Quindi, è “giusto” dal punto di vista della legittimità democratica che a Venezia abbia vinto Brugnaro perché è complessivamente il candidato più gradito alla maggioranza degli elettori di quella città.
In Umbria alle regionali è successo il contrario. Lì ha vinto Catiuscia Marini, candidata del Pd. Ha vinto perché si è votato con un sistema elettorale a un turno. E così con il suo 42,8% dei voti l’ha spuntata su Claudio Ricci del centro-destra che ne ha presi il 39,3 per cento. Ma la Marini non è la candidata più gradita dagli elettori umbri. Questa è la convinzione di chi scrive. Se si fosse votato con il sistema elettorale dei comuni, e quindi se la Marini fosse andata al ballottaggio contro Ricci, non avrebbe vinto perché non sarebbe stata capace di allargare i suoi consensi.
Secondo turno vuol dire seconde preferenze. Per vincere al secondo turno devi essere in grado di riportare a votare i tuoi elettori e trovarne di nuovi. I nuovi sono quegli elettori il cui candidato preferito in assoluto non è in corsa al ballottaggio ma che sono disponibili a esprimere una seconda preferenza con il loro secondo voto. Ma per avere queste seconde preferenze la Marini avrebbe dovuto essere una candidata con un gradimento più largo di quello della sua base elettorale di riferimento. E la Marini non lo è. Come Casson a Venezia. Quindi, non è “giusto” che abbia vinto lei. Avrebbe dovuto vincere Ricci. Cosa che sarebbe successa con un sistema a due turni. Come d’altronde, proprio grazie al ballottaggio, è successo a Perugia l’anno scorso. E proprio il caso di Perugia, e i timori della Marini e della sua base, spiegano perché quando la regione umbra ha deciso di cambiare il sistema elettorale ha preferito non introdurre il doppio turno come invece ha fatto la Toscana.
E adesso veniamo all’Italicum e ai ”pentiti del ballottaggio”. Le riflessioni fatte sopra servono a far capire perché oggi tanti , e in primis la minoranza Pd, chiedono a gran voce l’affossamento dell'Italicum. Con questo sistema elettorale i Casson e i Marini sono destinati a perdere. Con l’Italicum il 30% di voti che può raccogliere un centro-sinistra unito non basta per vincere. Per vincere occorre avere candidati che sappiano conquistare le seconde preferenze di elettori che non appartengono alla sinistra. Occorre avere candidati che siano capaci di uscire dagli steccati. Certo, è difficile per la sinistra accettare una cosa simile. Sarà dura accettare di votare al secondo turno Renzi in un eventuale scontro con un candidato del M5s. Ma questa è la democrazia. Così come sarà dura per la sinistra francese decidere nel 2017 se votare al secondo turno Sarkozy per impedire la vittoria di Marine Le Pen o restare a casa. Il che porta a pensare che sia un vero peccato che in Liguria non si sia votato con un sistema a due turni. Sarebbe stato interessante vedere se gli elettori di Pastorino sarebbero andati a votare per la Paita per non far vincere Toti o se sarebbero rimasti a casa. Il test è solo rimandato.
Un ultimo pensiero va ai sostenitori della tesi del gigante e dei tanti cespugli. Adesso si scopre che il gigante non è più un gigante e che i cespugli sono diventati una foresta. Fuor di metafora, il Pd non sembra più quel competitore dominante di cui si paventava l’egemonia incontestata per decenni e i cespugli non sono più quella accozzaglia di nanetti incapaci di sfidare il gigante. Improvvisamente tutto torna in discussione. E le prossime elezioni, quando ci saranno, cominciano a far paura perché forse saranno più competitive e più incerte del previsto. E che male c'è ?