domenica 14 giugno 2015

Il Sole 14.6.15
Risposte rapide per scongiurare una disfatta a Bruxelles
di Marco Ludovico


C’è tanta, troppa confusione tra i ruoli e gli interventi in atto contro gli assembramenti di migranti nelle stazioni. Un fenomeno prevedibile, non da ieri, e oggi in crescita costante. Con tutti i rischi conseguenti. Eppure il problema è noto da tempo, comprese le implicazioni del degrado, dell’emarginazione, di zone persistenti di criminalità come quelle dei furti dei rom a Termini e nella metro di Roma.
La stretta ai confini con Francia e Germania alimenta le concentrazioni. Il deflusso dei migranti dall’Italia verso questi stati, per ora, è bloccato. La stazione ferroviaria, poi, resta comunque il luogo di partenza simbolico di un sogno del futuro prossimo. Ovvio che chi vuole andar via dall’Italia cerchi di non restare nel centro di accoglienza: i binari ferroviari hanno un fascino irresistibile. Se poi dopo lo sbarco sulle nostre coste l’immigrato ha avuto la fortuna di non essere stato identificato, tanto vale approfittarne per andare via dall’Italia. Senza la possibilità, per lo stato di arrivo, di riportarlo nei nostri confini benché il trattato di Dublino preveda l’obbligo di permanenza nella nazione di primo approdo. A tutto questo si può aggiungere un processo scontato di imitazione collettiva ed ecco che lo spettacolo delle concentrazioni di stranieri nelle stazioni ferroviarie, sotto gli occhi di tutti in queste ore, è destinato a non concludersi. Anzi ,diventa impressionante ogni giorno di più. Non risolvere in tempi brevissimi questo scenario implica conseguenze pericolose. Sul piano dell’ordine pubblico, le stazioni ferroviarie diventano luoghi sempre più critici. Sul piano politico-internazionale, è una figuraccia dell’Italia. Non è proprio il massimo davanti alla scadenza di fine mese a Bruxelles, con un piano contro l’emergenza immigrazione che già ci lascia in una posizione subalterna rispetto ai big - Francia, Inghilterra, Germania - dell’Europa.