venerdì 26 giugno 2015

il Fatto 26.6.15
Dublino 1 e Dublino 2? Alla fine Salvini vincerà latrando
di Antonio Padellaro


Con studiato sadismo, Paolo Del Debbio procede alla demolizione della classe politica, semplicemente facendola parlare. L’altra sera in quella cruenta trasmissione di caccia grossa che è Dalla vostra parte, un inviato nel quartiere Tuscolano di Roma raccontava una storia di insopportabile degrado: migliaia di persone costrette a convivere con un gigantesco deposito di rifiuti industriali, tra miasmi, abbandono e disperazione. A un certo punto una signora non ha retto alla tensione ed è scoppiata in lacrime. Allora Del Debbio ha perfidamente dato la parola ai politici in studio: la consueta Santanchè e una parlamentare pd con l’aria da professoressa di latino di cui, ci scusiamo, non ricordiamo il nome. Insensibili allo spettacolo di umana sofferenza, le due onorevoli hanno cominciato a scannarsi sulle colpe delle rispettive parti politiche, e passi. Ma quando sono passate a rinfacciarsi chi avesse firmato, giuro, Dublino 1 e Dublino 2 (le regole Ue sulla gestione dei profughi) gli ululati dalla piazza si sono alzati così furiosi che perfino Del Debbio non se l’è sentita di proseguire il collegamento. Davanti a siffatto personale politico che delira su Dublino mentre la gente sta male, meglio si comprende il linguaggio primitivo di Matteo Salvini, che ormai per farsi capire non articola parole ma parcheggia ruspe. Perciò avevamo letto con una certa ansia il suo proposito di moderare i termini, prontamente smentito ieri quando a proposito del reato di tortura ha detto che se un delinquente preso dalla polizia “cade e si sbuccia un ginocchio sono cazzi suoi”. Se nella prossima campagna elettorale risponderà su Dublino con un bel latrato, la vittoria non può sfuggirgli.