sabato 6 giugno 2015

Corriere 6.6.15
Le intercettazioni: Buzzi e i suoi uomini
«Questo diventa un reato Teniamo tutto segreto»
di Giovanni Bianconi


Nell’organigramma del gruppo criminale individuato dalla Procura di Roma, al fianco di Salvatore Buzzi (principale referente economico dell’organizzazione) compare Emilio Gammuto, 61 anni compiuti ad aprile nel carcere dove è stato rinchiuso dopo la prima retata di Mafia Capitale. È accusato di corruzione e altri reati utili a far «mangiare la mucca» di Buzzi, che poi veniva «munta» da politici e amministratori attraverso le tangenti. Gammuto aveva già un trascorso da detenuto per altre vicende (tentato omicidio, rapina, armi) ed è probabile che proprio in prigione abbia agganciato il mondo delle cooperative nelle quali è andato a lavorare una volta riacquistata la libertà. Contribuendo, secondo gli inquirenti, alla compravendita di funzionari e burocrati dai quali ottenere gli appalti che hanno foraggiato le imprese di Buzzi e Carminati.
In una conversazione intercettata dai carabinieri del Ros il 18 dicembre 2013 è proprio lui, Gammuto, a spiegare l’evoluzione dei rapporti (e dei guadagni) di quelle imprese con le varie giunte che si sono succedute a Roma negli ultimi vent’anni. I suoi interlocutori sono un uomo non identificato e Giovanni Campennì, pregiudicato calabrese «entrato nel mondo delle cooperative romane quale emissario della cosca di ‘ndrangheta Mancuso di Limbadi», come scrive il giudice nel nuovo ordine di arresto.
Durante il dialogo, lo sconosciuto dice: «Ma è sempre così... non c’è un cacchio da fa'... me ricordo pure con la sinistra, quando c’era prima di Alemanno, guarda...». Interviene Campennì: «Però ... u peggio secondo mia Rutelli era!». A questo punto Gammuto spiega: «Beh, Rutelli per noi no, perché noi abbiamo cominciato a cresce’ con lui... perché con il fatto che ci fu il Giubileo nell’anno del 2000, che c’erano una marea di soldi a disposizione... un fiume di denaro... quindi là, forse noi, pure poco avemo preso... perché lì me sa che c’era da arricchisse eh... là, nel 2000...».
Campennì s’inserisce: «Se era oggi... perché... se era oggi...», e Gammuto prosegue: «Se era oggi, per come siamo messi... ramificati con le conoscenze... lavoravamo quell’anno e stavamo bene pe’ n’antri cinque (ride)... perché lì proprio erano proprio tanti... poi, diciamo con Veltroni siamo andati bene noi...». Campennì: «Con Veltroni sì, siete stati benissimo...». Ancora Gammuto: «Sì, siamo stati... poi te dirò co’ Alemanno, sotto certi aspetti se pija molto di più... specialmente sul sociale... ma si è triplicata la cosa... il suo standard». Conclude Campennì, che pure s’interessava di alcuni appalti: «Sul sociale ha fatto un balzo in avanti da paura... la differenza che con Alemanno... eppure qualcuno se l’è presa la responsabilità di dì: “continuate pure senza contratto” se stavi un attimino attento...».
Parole che confermano ciò che ha scritto il tribunale del Riesame confermando i primi arresti, a proposito della «espansione» degli affari delle cooperative di Buzzi: «A seguito della nomina di Alemanno quale sindaco di Roma, molti soggetti collegati a Carminati da una comune militanza politica nella destra sociale ed eversiva e anche, in alcuni casi, da rapporti di amicizia, avevano assunto importanti responsabilità di governo e amministrative nella capitale».
Nel 2013 però Alemanno perde le elezioni, in Campidoglio s’insedia Ignazio Marino e Buzzi comincia a rivolgersi agli esponenti della nuova maggioranza. E a intessere rapporti con Mattia Stella, capo della segreteria del neosindaco. Ne parla lui stesso, ancora con Gammuto, a gennaio 2014. «Nella circostanza — scrivono gli inquirenti riassumendo il contenuto di un’intercettazione — Buzzi precisava: “tutto bene con Cancelli (responsabile di un’altra cooperativa, ndr )... s’è arreso! Partecipa, però s’è arreso”. Inoltre, subito dopo aver rammentato che alle 10.30 sarebbe andato via, Buzzi diceva che in serata sarebbe andato a cena con Mattia Stella (all’epoca dirigente del Gabinetto del sindaco di Roma): “...perché sto a cena co... poi accompagno Mattia Stella a Palestrina e poi ritorno a casa!”».
In un altro dialogo registrato dalle microspie del Ros, Salvatore Buzzi manifesta la consapevolezza di commettere illeciti. Argomento della discussione è il patto siglato per salvare una cooperativa sull’orlo del fallimento, attraverso l’acquisto, da parte sua, di alcuni appartamenti (valore: oltre 3 milioni di euro), in cambio del rinnovo di un appalto per l’emergenza alloggi. Una storia divenuta un capo d’imputazione a carico dello stesso Buzzi, del dirigente della regione Magrini, dell’ex assessore comunale Ozzimo e del consigliere comunale pd Pedetti.
«La cosa segreta, che nessuno deve sapere perché sennò diventa quasi un reato — confessa Buzzi —, è che noi abbiamo fatto un’operazione di salvataggio della cooperativa Deposito San Lorenzo, impegnandoci a comprare 14 apparta-menti... se non intervenivamo noi falliva... questa è la cooperativa più antica di Roma... quindi c’ha chiamato Lega coop... pure con Ozzimo, Magrini ha trasferito 7 milioni e 2 a Ozzimo... al Comune di Roma... noi abbiamo fatto questa cosa a patto che la nostra convenzione che è molto cara... noi semo quelli che so’ pagati più de tutti ... Noi abbiamo detto: “benissimo, la facciamo se ci resta la convenzione a questi patti in condizione... perché, se tu me la lasci o me l’abbassi, non posso più comprarmi casa”. Abbiamo firmato un impegno di 4 milioni di euro e quindi siamo rimasti d’accordo con Magrini e co’ Ozzimo che andava... A noi ce deve rinnovà la Convenzione e non ce deve rompe il c... punto».