mercoledì 3 giugno 2015

Corriere 3.6.15
L’angoscia italiana per i migranti
di Raffaele La Capria


A proposito dei migranti e del loro continuo afflusso sulle nostre coste che la televisione puntualmente ci fa vedere in tragiche sequenze, devo dire che la differenza tra noi e gli altri Paesi della comunità europea, la Spagna, la Francia, l’Austria, è che mentre questi paesi fanno solo questioni di numeri e di permessi di accesso, noi invece abbiamo un problema in più; l’angoscia. La tremenda angoscia di vederli ogni giorno sbarcare, sempre più numerosi sempre più avviliti, sempre più disperati, un’angoscia che non ha riparo perché i nostri confini sono aperti e possono essere più facilmente raggiunti dai barconi. Non ci sono strettoie dove si può controllare con pochi poliziotti l’accesso e si può facilmente decidere no pasarán .
C’è un’infinita possibilità di sbarcare, non solo per la vicinanza delle nostre coste a quelle libiche, ma anche per la loro estensione. Non c’è solo Pantelleria superaffollata, ma chilometri e chilometri di costa tra Sicilia e Calabria dove sono avvenuti gli sbarchi e che è impossibile controllare. Così un Paese come l’Italia che ha infiniti problemi e che vive un periodo di gravi difficoltà, con una parte politica contraria all’accoglienza dei migranti, è l’unico Paese costretto a domandarsi ogni giorno: quanti barconi arriveranno? Quanti disperati potremo salvare? Quanti moriranno annegati sotto i nostri occhi mentre stiamo andando a tavola? E questo quando non c’è più posto per altri migranti perché sono già troppi quelli già accolti.
Tutti sappiamo che l’angoscia di cui parlo non può aver fine perché i barconi continueranno ad arrivare e i migranti a sbarcare, non si può fermare chi fugge da un incendio. Non si riesce non dico a realizzare, ma nemmeno si sa pensare una soluzione possibile e non possiamo chiamare uno psicanalista che ci liberi tutti dall’angoscia che proviamo di fronte a tanto sconquasso.
In tal senso l’Italia è un Paese malato, condannato alla malattia psichica, né si intravede una cura possibile al suo stato d’angoscia. L’Europa non ci viene in aiuto e forse non può capire cos’è quest’angoscia, non può capire che non può essere sopportata più a lungo e che strariperà, che anzi già ne siamo devastati al punto limite, che infetterà come una peste le persone, soprattutto gli strati più poveri della popolazione.
L’angoscia, la disperazione, l’impossibilità di una via d’uscita determinano disordine morale, insicurezza sociale, atti inconsulti. Unico rimedio per superare questo stato d’angoscia sarebbe che l’Europa aprisse le frontiere a quei migranti che non vogliono restare in Italia ma vogliono andare in Francia, in Austria, in Svezia e in tutti quei Paesi dove hanno parenti che li attendono, e una madre aspetta un figlio, una sposa il marito, una famiglia dimezzata quelli che mancano.
Insomma la soluzione più saggia sarebbe quella di stabilire quote di migranti sopportabili per ogni Paese, così si eviterebbero conseguenze gravi che per ora sono solo intraviste con timore e preoccupazione.