martedì 2 giugno 2015

Corriere 2.6.15
Rosy Bindi
«Dal partito pretendo le scuse. Rivedo lo spettro del 25%»
intervista di Monica Guerzoni


ROMA «Adesso che le urne sono chiuse e che il Pd ha vinto, io pretendo un risarcimento per il linciaggio al quale è stata sottoposta la mia persona».
Un risarcimento, presidente Rosy Bindi?
«Un risarcimento che chiederò in sede istituzionale e di partito. Pretendo le scuse, pubbliche e formali, per essere stata ingiustamente diffamata, accusata di avere usato un ruolo istituzionale per una lotta interna o, addirittura, per una vendetta dentro il partito. Un’accusa troppo grave, lesiva della mia dignità e di quella della commissione Antimafia, che presiedo».
Non è lei la guastatrice? Il renziano Parrini la accusa di aver teso un’imboscata al Pd.
«La commissione ha agito nel pieno rispetto della legge, applicando le regole in maniera imparziale. Proprio per non entrare in campagna elettorale la lista dei candidati non in linea con il codice, che tutti i partiti si sono vantati di avere approvato, è stata resa nota l’ultimo giorno. Io sono in grado di dimostrare con documenti alla mano la correttezza del mio operato».
È Renzi che deve scusarsi pubblicamente?
«Mi rivolgo a tutti quelli che hanno parlato. Capisco che per paura di perdere la Campania si sia cercato di buttare discredito sulla mia persona e sull’Antimafia, ma ora il Pd ha vinto e quando la mente tornerà serena tutti sono invitati a valutare i fatti e a ritirare le offese».
C’è chi vorrebbe il suo ritiro...
«Ripeto, ho agito correttamente. I tempi della verifica erano obbligati e quando martedì scorso ci siamo resi conto che i dati erano ancora parziali ho proposto di fermarci. Tutti i membri dell’ufficio di presidenza mi hanno chiesto di andare avanti e concludere entro venerdì. Non accetto che, per interessi elettorali, si leda la mia storia. Ho sempre fatto battaglie a viso aperto. Mi si può dire che qualche volta non evito lo scontro, ma nessuno mi può accusare di aver mai accoltellato qualcuno alle spalle. Tutti conoscevano la situazione di De Luca».
Il quale ringrazia per i voti che gli ha fatto guadagnare.
«Sia chiaro che avrei preteso le scuse anche se la Campania fosse stata persa. Il nostro lavoro non è stato fatto per decidere chi dovesse vincere o perdere, ma per informare i cittadini. Le liste rispondono ai criteri del nostro codice, io ne ho solo preso atto. E al mio partito vorrei dare un consiglio: sia più prudente quando asserisce che su De Luca la legge Severino non avrà nessun effetto».
La verifica continuerà?
«Si va avanti, senza dubbio. Adesso faremo la verifica degli eletti nelle amministrazioni, a cominciare da alcuni Comuni della Calabria. Sarebbe stato meglio farlo prima, ma non c’è stato il tempo. Le leggi elettorali vanno cambiate, le liste andrebbero presentate almeno 15 giorni prima, in modo che ci sia il tempo di fare i controlli».
Il Pd ha vinto o perso?
«I numeri ci dicono che il Pd ha vinto in cinque Regioni su sette. Ma l’analisi del voto credo debba richiedere un atteggiamento più riflessivo. Anche al netto delle liste civiche il Pd torna a quel dato che alcuni considerano lo spettro del 25%, senza averlo raggiunto».
Il Pd torna alla ditta di Bersani?
«La Liguria è stata persa perché c’è stata una operazione politica che non può essere liquidata attribuendo le responsabilità alle singole persone o stigmatizzando il presunto autolesionismo della sinistra radicale. Un altro dato su cui riflettere è il Veneto, dove una cosa è perdere il governatore e un’altra dimezzare i voti. Più preoccupante ancora è l’astensionismo che cresce e il fatto che, dove il centrodestra si ricompatta e il centrosinistra si divide, la destra vince. Inviterei il Pd a non usare toni trionfalistici sul 5 a 2, ma ad aprire una riflessione sulla vita del partito e sul governo».
Per Renzi non è stato un test sul governo, prova ne sia la foto dove gioca alla PlayStation con Orfini.
«So che si interrogheranno e consiglio loro di farlo negli organi del partito insieme a tutti, non nel segreto dei cerchi magici. E provando a coinvolgere un Pd sempre più dilaniato nelle realtà locali».
La scissione è più vicina?
«Non sono interessata a partecipare a operazioni politiche del futuro. Il Pd è nato per includere e creare un campo vasto dentro il centrosinistra. Ora il progetto del partito della nazione ha subìto una brusca frenata e dobbiamo tornare all’ispirazione dell’Ulivo».