venerdì 19 giugno 2015

Corriere 19.6.15
Famiglie da difendere baluardo di valori
In piazza domani a Roma in favore del nucleo fondamentale della società che rischia di scivolare nella marginalità
E’ vero, ci sono violenze, ma per ogni sopruso contiamo cento atti di spontanea solidarietà
di Marcello Veneziani


Caro direttore, ogni volta che sorge un dramma della gelosia, del possesso, della violenza domestica e dell’omosessualità, le fabbriche dell’opinione pubblica puntano l’indice contro la famiglia, come se fosse il laboratorio del male, la fabbrica dei mostri, il carcere delle libertà. La famiglia è «un luogo sporco», «castrante», «un lazzaretto infetto» dove si commettono stupri, scrive perfino Guido Ceronetti nel suo ultimo libro adelphiano, Tragico tascabile . E il suo radicalismo apocalittico e antimoderno si conforma allo spirito del politically correct .
Quello stesso spirito che domina incontrastato nei consessi europei, in quell’Unione che è incapace di tutto — in tema di politica estera, terrorismo, immigrazione, tutela della civiltà europea e perfino del suo commercio — ma che è solerte sui temi contabili o bioetici, quando si tratta di approvare norme che destrutturano e relativizzano la famiglia. È per questo che la manifestazione di domani a Roma indetta dalla galassia Pro-vita in difesa della famiglia appare minoritaria, di opposizione, senza risonanza, senza l’appoggio della Chiesa e senza il sindaco a sfilare, come è invece accaduto col gay pride . Un valore universale come la famiglia, perno di ogni civiltà, scivola nella marginalità.
Trovo assurdo che i delitti commessi in casa contro i figli o il coniuge diventino la prova che la famiglia sia la ragione di quei delitti, confondendo la vittima col movente. Al contrario sono crimini che sorgono dal desiderio di sbarazzarsi della famiglia e di aderire all’egoismo smisurato e sfamilista del presente.
Tutti conosciamo genitori che vivono per i loro figli e si toglievano il cibo e la vita di bocca per loro; e figli che non sopportano l’idea di perdere i loro genitori, li onorano e li assistono con amore fino alla fine. Dedizioni gratuite, assolute, senza riserve. La famiglia è l’unico luogo in cui vali non per quel che fai o dai ma perché sei, semplicemente sei. Sei mio padre, sei mio figlio, sei mia sorella.
La famiglia fu la prima protezione e l’ultimo rifugio, il luogo dell’autenticità. C’erano poi abusi e soprusi, c’erano le bugie dei figli, le ipocrisie delle madri e le tirannie dei padri. C’erano e ci sono ancora, magari a ruoli scambiati. Ma per una famiglia fondata sull’abuso ce ne sono cento fondate sull’amore. Per ogni violenza domestica ci sono cento sacrifici volontari nel nome della famiglia. Non dimenticate quelle proporzioni. Mille casi di violenze in famiglia non valgono milioni di famiglie che reggono sulla dedizione. La famiglia è il primo luogo in cui s’impara a capire che non esisto solo io. È il luogo del ritorno, da cui è bello uscire ma in cui è più bello rientrare. Quel luogo vacilla, sta male, a volte opprime, a volte deprime. Ma resta il solido ancoraggio e il primo antidoto all’isolamento che è il fratello acido della solitudine. Quando disprezzi i tuoi genitori finirai col somigliare a loro, anche nei difetti che hai loro rinfacciato. E gli sbagli dei tuoi figli sono la riedizione aggiornata e mutata dei tuoi errori. E se si sfascerà la tua famiglia, vivrai nella sua mancanza, nel suo rimorso e nel suo rimpianto.
Il corteo di domani da Piazza della Repubblica a Roma è in difesa dei bambini, del matrimonio e della vita. Sfileranno contro la legge Cirinnà sui matrimoni gay, contro la fecondazione artificiale e gli uteri in affitto, contro la legge Fedeli che educa a scuola ai gender e alla transessualità. Ma è bene che sia soprattutto una manifestazione pro, a favore della famiglia come è sempre stata, nella storia e nella natura, quella da cui proveniamo, fatta di vecchi e di bambini, di padri e di madri, connessa alla vita e al suo fluire, di generazione in generazione.
La famiglia ci insegna soprattutto una cosa: la vita non cominciò con noi né finirà con noi. Abbiamo bisogno come il pane di un ambito in cui ci sentiamo veramente a casa, tra chi amiamo di più, anima e corpo, e parla il nostro linguaggio primario. La famiglia è un destino prima che una gabbia.
Ho conosciuto dal vivo la famiglia vera e non accetterò mai di dire che è la causa principale dei delitti e dei mali presenti. Giornalista e scrittore