Corriere 12.6.15
Un governo sotto pressione che fatica a districarsi
di Massimo Franco
Lo scandalo di Mafia Capitale sta cambiando aspetto, politicamente. Fino a qualche giorno fa, mostrava il Campidoglio come una fortezza nella quale la maggioranza di governo, soprattutto il Pd ma anche il Ncd, resistevano insieme contro l’offensiva concentrica delle opposizioni. Ma ieri ha rischiato di diventare qualcosa di diverso. Alcune parole di troppo del commissario a Roma, Matteo Orfini, presidente del Pd, contro un esponente inquisito del Ncd, il senatore Antonio Azzollini, hanno creato un cortocircuito tra alleati. Orfini prima ha annunciato che il suo partito voterà «a favore dell’arresto». Poi si è dovuto rimangiare tutto.
È toccato al vicesegretario Lorenzo Guerini spiegare che il Pd deciderà «senza pregiudizi ma senza sconti». L’episodio, però, conferma il nervosismo che l’inchiesta continua a seminare nelle file governative; e che favorisce la polemica del M5S, della Lega e di FI. L’uscita di Orfini ha dato l’impressione che il Pd cercasse di dirottare l’attenzione sull’alleato. Il risultato è stato di far lievitare subito le voci di una crisi, rivelatesi inverosimili. È rimasto, tuttavia, un alone di incertezza sulla capacità di gestire una vicenda così intricata. Più passa il tempo, più l’impressione di un accerchiamento aumenta. Ma soprattutto sembra che nessuno, a palazzo Chigi e altrove, sappia come spezzarlo.
E il sindaco Ignazio Marino traballa, al di là delle difese d’ufficio. Le inchieste della magistratura e l’emergenza dell’immigrazione costituiscono una miscela destabilizzante. Ormai l’altolà ai disperati non si limita al Nord né al centrodestra. Riguarda anche sindaci e governatori di centrosinistra. E sconfina a Sud, dove le tesi della Lega sono ormai le stesse di FI. L’ostilità agli immigrati è la clava più «facile» da brandire contro il governo. Potrebbe rivelarsi una strategia intelligente, se fosse concordata per premer su un’Europa indifferente ed egoista.
Ma il timore è che la polemica finisca per sottolineare la mancanza di coesione dell’Italia; e si esaurisca tra i partiti e contro i disperati in arrivo dal Mediterraneo. Il rifiuto degli altri Paesi ad assumersi qualche responsabilità prendendosi una parte dei profughi, servono solo ad esacerbare gli animi. Accentuano un senso di solitudine e di abbandono, che amplifica le parole d’ordine più truci.
Sono problemi che sovrastano i dati su una timida ripresa dell’occupazione e dell’economia. Renzi non è aiutato dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca. Destinato alla sospensione per via delle legge Severino, perché ha una condanna in primo grado, De Luca si muove come se dovesse restare in carica. E l’Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone, ipotizzando modifiche alla legge, finisce per rafforzarlo. Il problema è che rischia di indebolire proprio Cantone, accusato da FI di agire solo per aiutare il governo .