Repubblica 3.5.15
Royal baby
Se una bimba può spostare l’equilibrio delle elezioni
di John Lloyd
LA NASCITA della principessa arriva al momento più opportuno per David Cameron.
I conservatori formano uno dei partiti più “realisti” tra quelli che più contano e il loro partito è chiaramente legato ai valori della tradizione, del patriottismo, del sostegno alla monarchia.
Parimenti, altri partiti sono realisti pur annoverando alcuni membri che non lo sono. Nel partito laburista si contano alcuni repubblicani, ma il Labour è stato — soprattutto sotto Tony Blair — e continua a essere profondamente rispettoso nei confronti della famiglia reale. Anche i liberaldemocratici comprendono qualche ribelle tra le loro fila, ma in linea generale sono fedeli alla Corona. I nazionalisti scozzesi, che vorrebbero creare o ricreare un paese a sé, sono tenuti in ogni caso a considerare la regina capo del nuovo stato — riconoscimento che rende gli scozzesi parte integrante del culto della monarchia.
Dal punto di vista politico, proprio a ridosso delle elezioni nazionali del 7 maggio, la nascita della principessa rammenta ai cittadini britannici che la monarchia è un’istituzione che tiene unite quattro nazioni — quella inglese, quella scozzese, la gallese e l’irlandese — in un condiviso senso di devozione.
Feste per la nascita della nuova principessa si svolgeranno ovunque. Altra fortuna è che questo weekend è particolarmente lungo per la festività di lunedì (il primo lunedì di maggio in UK è Bank Holiday, NdT). Assistere in televisione alle celebrazioni in ogni angolo del paese rafforzerà il senso di unità. E il senso di unità andrà a vantaggio dei conservatori. Le prossime elezioni sono più importanti del solito per due motivi. Il primo è che se i conservatori formeranno ancora un governo, con o senza coalizione, saranno tenuti a indire entro il 2017 un referendum per scegliere se continuare a far parte dell’Unione europea o meno. C’è poco che la famiglia reale possa fare a questo riguardo, visto il suo fermo rifiuto a esprimere un orientamento politico qualsiasi.
L’altro motivo dalle grandi conseguenze è che se i nazionalisti scozzesi otterranno il successo che i sondaggi attribuiscono loro — e conquisteranno quindi quasi tutti i seggi in Scozia — nel giro di pochi anni quasi certamente dovranno indire un secondo referendum sull’indipendenza, con maggiori possibilità di vittoria rispetto a quello del settembre scorso.
In verità, a questo riguardo, il principe William e sua moglie potrebbero fare qualcosa, con una mossa che giungerebbe gradita agli scozzesi e che darebbe al contempo forte slancio al Regno unito: potrebbero dare alla principessina un nome scozzese, un nome come Ailsa, o Catriona, o Iona, o Maisie, o Moira. In verità, c’è un unico nome che rammenterebbe come nessun altro la monarchia scozzese ed è Mary. Mary, regina dal 1542 al 1587, fu l’ultima sovrana di Scozia e a 45 anni fu condannata a morte. A impartire l’ordine della sua esecuzione fu la regina d’Inghilterra, Elisabetta I. Con Elisabetta II ancora al trono, è poco probabile che la principessa sia chiamata Mary, neanche per amore del Regno Unito. (Traduzione Anna Bissanti)