Repubblica 3.5.15
Via alla sfida delle Regionali
De Luca imbarazza il Pd in Campania, bufera sui nomi Pd
Patto con De Mita e un fascista in lista
di Ottavio Lucarelli
NAPOLI Una carovana di dieci liste. Una carovana di uomini e donne fedeli a Ciriaco De Mita mescolati a liste sudiste e ad ex di Forza Italia legati a Nicola Cosentino. Anche un seguace di Benito Mussolini, il consigliere regionale della Destra Carlo Aveta, che in passato ha reso omaggio alla tomba del Duce e ora ha abbandonato Francesco Storace per comporre una propria lista civica legata al candidato del centrosinistra alla guida della Regione. Questa la squadra di Vincenzo De Luca. Nel 2010 ha perso la sfida con Stefano Caldoro, ora il duello si rinnova.
Due mesi fa De Luca, ex sindaco di Salerno e viceministro nel governo Letta, ha stravinto le primarie nonostante la legge Severino e il rischio di essere sospeso, in caso di vittoria in Regione, per una condanna in primo grado con l’accusa di abuso di ufficio. Vinte le primarie, in poche settimane De Luca ha messo assieme una coalizione senza precedenti per il centrosinistra in Campania. Ha attirato molta destra e ha spaccato l’area popolare stringendo un patto con Ciriaco De Mita, titolare del simbolo Udc, e facendo esplodere il caso.
Il ritorno del sindaco di Nusco nel centrosinistra segna lo sprint nella presentazione delle liste per le elezioni regionali del 31 maggio. L’accordo, maturato in un incontro notturno a Marano, nell’area Nord della provincia di Napoli, ha fatto infuriare una parte del centrosinistra, ma De Luca è soddisfatto. Durante le primarie aveva già chiesto consensi a tutti e ora conferma: «Per governare occorre vincere e per vincere occorre un ampio consenso. Abbiamo allargato al massimo le liste che appoggiano la mia candidatura. Un grande schieramento civico e politico. Abbiamo accettato il libero contributo di tutti coloro che sono persone perbene e condividono il programma. La squadra di governo sarà decisa da me in autonomia perché non ho padroni o padrini. Sono un uomo libero e con me non ci sono logiche di spartizione».
E invece i democratici, che domenica scorsa in un’assemblea pubblica hanno escluso dalle liste due sindaci sotto processo, sospettano che ci siano patti segreti. Lo teme soprattutto la senatrice casertana Rosaria Capacchione, componente della commissione parlamentare antimafia: «Leggo con sconcerto e preoccupazione i nomi dei candidati nelle liste che sostengono De Luca. Ci sono impresentabili, trasformisti, opportunisti e oppositori strenui e feroci dei migliori uomini che il Pd aveva messo in campo appena un anno fa nei territori devastati dalla camorra e dagli scempi ambientali. Si tratta di uomini i cui nomi compaiono anche negli atti di processi di criminalità organizzata, protagonisti o compartecipi di una stagione di affari sporchi e di spartizioni indicibili, che si sperava finita per sempre. Uomini i cui metodi ho sempre denunciato e combattuto e che oggi ritrovo sulla mia stessa strada. Se è quella che vuole imboccare De Luca, non sarà anche la mia».
Dieci anche le liste per Stefano Caldoro dove non mancano le zone d’ombra. In Fratelli d’Italia c’è il consigliere comunale Marco Nonno, condannato in primo grado per gli scontri dei rifiuti sei anni fa a Pianura, che ha affisso un manifesto decisamente esplicito: “A noi”. E una vagonata di indagati soprattutto nel Nuovo centrodestra.
Oltre mille candidati in Campania per cinquanta posti di consigliere regionale. Altrettanti in Puglia dove Raffaele Fitto, consumata la frattura a livello locale, ha lanciato nuove accuse al leader del centrodestra: «Silvio Berlusconi ha scelto la rottura sulla pelle della Puglia dicendo ancora una volta no ad un candidato presidente unico ».