domenica 31 maggio 2015

Repubblica 31.5.15
Rosy Bindi
“Chiedo di ristabilire la verità dei fatti. Ogni decisione è stata presa con l’ufficio di presidenza. I dati su Vincenzo sono venuti fuori all’ultimo e ho proposto di rinviare tutto. Mi hanno detto di no”
“Brutta pagina per il Pd perse legalità e etica ho solo seguito la legge”
intervista di Giovanna Casadio


ROMA «Non è una bella pagina quella in cui un partito, il Pd, il mio partito, stronca il lavoro dell’Antimafia in nome di una convenienza elettorale». Rosy Bindi è in trincea: «Mi sembra di essere tornata al “caso Di Bella”...». Si sfoga, la presidente della commissione, che ha presentato la lista degli impresentabili in cui c’è De Luca. E si difende.
Bindi, risponda all’accusa di Renzi di avere usato la commissione per regolare i conti nel Pd.
«Ma lasciamo perdere la mia persona... va ristabilito il valore del lavoro fatto per la prima volta dalla commissione Antimafia come hanno sottolineato Tano Grasso, don Luigi Ciotti. Le strumentalizzazioni partitiche non possono offuscarlo ».
Inserire De Luca tra gli impresentabili è stato un tiro mancino al Pd e al premier?
«Prima di tutto, non ho inserito io De Luca e questo lavoro non ce lo siamo inventati. Ce lo assegna la legge istitutiva della commissione. Prevede che indaghiamo il rapporto tra mafia, corruzione e politica. E la verifica della qualità delle candidature non è svolta su criteri improvvisati o discrezionali, bensì in base a un codice etico approvato in commissione da tutti i partiti. Ci siamo sentiti in dovere di farlo prima delle elezioni».
Lei ha una grande esperienza politica. Non può ignorare che sia stata una “bomba” sganciata sul voto?
«Ma se in quell’elenco fosse mancato De Luca che, ahimè rientrava nei criteri del nostro codice, come sarebbe stato giudicato il lavoro della commissione? Allora sì, avrebbero potuto affermare che usavo il lavoro della commissione a vantaggio degli interessi del mio partito».
Con Renzi ha una resa dei conti da fare?
«Non ho nessuna risposta da dare a questa domanda. Chiedo solo di ristabilire la verità dei fatti. Non ho preso una decisione personale, ma sempre condivisa nell’ufficio di presidenza (mi dispiace per gli assenti). I consulenti e i funzionari della commissione hanno esaminato i dati che provenivano dalla Procura antimafia e dalle procure distrettuali e circondariali. A parte la legge Severino, i dati su De Luca sono venuti fuori negli ultimi giorni ».
L’imputazione di De Luca risale a 17 anni fa e proprio lui ha rifiutato la prescrizione. Il fatto è commisurato alla condanna morale?
«E questo l’abbiamo sottolineato pubblicamente... ma la nostra è una fotografia della realtà attraverso un codice, che prende in considerazione la situazione degli imputati per i reati mafiosi o i reatispia per combattere la mafia».
È un metodo garantista?
«Per me De Luca e gli altri sono innocenti fino a sentenza definitiva. Ma la politica non può fare riferimento solo a atti giudiziari, da qui il codice che precede l’intervento della magistratura. De Luca è stato un grande sindaco e un grande amministratore. Se i campani ritengono che questo sia un valore, lo voteranno. Conseguenze della Severino a parte, noi abbiamo fatto solo il nostro dovere».
Non crede di avere sbagliato i tempi con la lista resa nota a 48 ore dal voto?
«Abbiamo dovuto verificare situazione per situazione, procura per procura. Pisanu, il mio predecessore, ha avuto il merito di avere fatto questo lavoro però post elezioni, impiegando un anno. Io stessa avevo proposto martedì all’ufficio di presidenza di fronte a dati ancora incompleti di alzare le mani. All’unanimità mi è stato detto di andare avanti fino a venerdì».
È un danno per il suo partito?
«Un danno? L’informazione è un danno? Da quando?».
È stato un errore candidare De Luca in Campania?
«È una scelta che ha fatto il Pd. Non valuto l’opportunità politica dei candidati».
Lei potrebbe dimettersi, dopo la valanga di accuse che le hanno rivolto?
«Piuttosto mi auguro che questo atteggiamento non rechi danno al mio partito. Non è una bella pagina per il Pd, che ha come elementi costitutivi i principi della legalità e dell’etica in politica».
Lei e il Pd. Quanta strada farete ancora insieme? Non pensa di divorziare dal partito di Renzi?
«No. Dopo questa vicenda aumenta l’impegno perché il Pd non smarrisca la strada. Dolorosi sono stati non tanto gli attacchi alla mia persona, ma la reazione di fronte ai compiti istituzionali della commissione Antimafia. Nessuna forza politica può ritenersi insindacabile, superiore ai codici etici, alla legge. Il Pd è nato quando in questo paese c’era chi aveva piegato le leggi ai propri interessi personali e economici. Mi impegnerò perché il Pd non smarrisca la sua origine».
Teme che la possano espellere dal partito?
«Dovrei essere espulsa perché ho rispettato i compiti dell’istituzione per la quale il mio partito mi ha indicato e votato?».
Chiederà un incontro a Renzi?
«Io no, ma se lo chiede lui volentieri. Personalmente non ho nulla da spiegare, ho chiaro quello che è accaduto e cioè una reazione di una parte del Pd del tutto priva di fondamento ».
È amareggiata?
«Sono preoccupata, perché vedo che il Pd é sempre meno coerente con i suoi principi. Dovrebbe essere totalmente impegnato in questa opera di moralizzazione. E poi la saggezza popolare dice: “male non fare, paura non avere”».
Se in Campania il centrosinistra perde, si sentirà responsabile?
«Chi è arbitro non è interessato a chi vince la partita ma a che il gioco sia corretto».
Non pensa di avere sbagliato qualcosa?
«Gli sbagli si fanno sempre e nulla è perfetto».
Cosa c’è nel suo futuro?
«Come presidente dell’Antimafia ho un programma per cui, temo, creerò qualche altro problema. Scherzo, naturalmente».