Repubblica 23.5.15
Voto di scambio, inchiesta a Bari. L’ira di Emiliano
di Lello Parise
BARI . «Chiedo a tutti i candidati del centrosinistra di evitare reclutamenti di massa, devono astenersi dal remunerare sia pure con un semplice rimborso spese, quelli che fanno parte dei loro staff». Parola di Michele Emiliano. L’aspirante alla successione di Nichi Vendola ed ex pm antimafia, non vuole finire nel tritacarne perché competitori schierati nelle file dei progressisti mettono in scena la pratica del voto di scambio. La magistratura apre un’inchiesta dopo un articolo di Repubblica, martedì, a proposito di presunti intrallazzi all’ombra delle urne, e un video, mandato in onda il giorno dopo da Telenorba dove il collaboratore di una candidata del Pd spiegava che un rappresentante di lista avrebbe potuto intascare «trenta, quaranta, cinquanta euro...». La Digos acquisisce pezzo e filmato e i requirenti aprono la caccia ai sultani delle preferenze, acquistate sotto banco. Il sospetto è che ci sia gente pagata sulla base del numero di consensi che riesce a procurare nel seggio dove lavora come sentinella – il rappresentante di lista, appunto – dell’intraprendente concorrente.
Sul banco degli indiziati finisce, prima degli altri, Anita Maurodinoia, in corsa con i riformisti. Un’assistente del consigliere regionale in pectore usa parole per metà prudenti e per metà suadenti pur di riuscire ad allettare ragazze e ragazzi attratti dall’idea di fare soldi: «Per telefono non posso darti informazioni sul compenso, ma la cifra gira in città…». Un altro candidato, in una delle due civiche di Emiliano, ricorre a Facebook per reclutare chi vuole «sostenere Gianni Filomeno». Una donna raccomanda: «Portati la tessera elettorale, abbiamo bisogno del riscontro del tuo voto». A registrare la conversazione questa volta sono quelli del M5S.
Emiliano ascolta e legge tutto, poi taglia corto: «Io non voglio giustiziare sommariamente qualcuno, ma non farò sconti a nessuno nel caso in cui i requirenti dovessero accertare che queste accuse non sono campate in aria. Fanno bene. Purché ci facciano sapere come va a finire questa storia prima dell’apertura dei seggi». Un parlamentare che preferisce restare anonimo «perché non posso mettere a rischio la mia vita », racconta: «Questa è solo la punta dell’iceberg. Domandatevi perché i comitati elettorali sono pochissimi. In alcuni quartieri, a Japigia, Carbonara, Bari Vecchia, è impossibile aprirli. Sono i malavitosi, con la complicità di quelli che organizzano il voto di scambio, a stabilire chi tra gli antagonisti per un seggio nell’assemblea pugliese può darsi da fare. Se ho un comizio in una zona calda, avere la scorta è inevitabile. È come se ci fosse un controllo militare del territorio. Non accadeva da mai. E chi sgarra, finisce male».