continua l’attacco agli operai
La Stampa 23.5.15
Draghi promuove i contratti aziendali
Il presidente della Bce: tagliati meno posti di lavoro rispetto agli accordi nazionali
di Marco Zatterin
Elogio delle riforme e della flessibilità, servito insieme con un’abbondante dose di ottimismo per l’economia, «visto che l’outlook dell’Eurozona è il migliore da sette lunghi anni». Mario Draghi prende la parola nel Forum portoghese organizzato dalla Bce a Sintra - la versione europea del summit agostano che la Fed ospita a Jackson Hole nel Wyoming -, e invita a guardare avanti, ad agire sulla competitività e sul mercato del lavoro. Attira l’attenzione quando dice che la contrattazione aziendale delle retribuzioni è da preferire a quella nazionale, fatto che argomenta con alcuni della sua banca. I quali dimostrano, afferma, che chi aveva intese a livello locale ha meglio sfruttato la flessibilità nei tempi difficili, «e ha tagliato i posti meno di chi era vincolate da patti salariali centralizzati».
Il nodo del lavoro
Si cerca una ricetta per correggere il dramma dell’occupazione a due cifre e favorire l’aumento dei giri del motore della ripresa. E’ un tempo in cui il peggio sembra essere alle spalle, eppure gli indicatori più rosei si scontrano con un malessere diffuso fra le famiglie che faticano ad arrivare a fine del mese. Draghi, coerente col passato, batte sul tasto degli interventi strutturali, a tutto campo. E davanti a un pubblico da grande occasione, ricorda che un ritorno durevole alla crescita e alla stabilità richiede che non si interrompa il ciclo degli interventi strutturali. Proseguire lo sforzo gli pare necessario per scatenare il potenziale che non trova uno sbocco. «Prima riformiamo - è il messaggio -, meglio è». Ecco il punto. «Mettiamo l’accento qui non perché gli impegni necessari siano stati ignorati in questi anni - ha spiegato il presidente Bce -, ma perché sappiamo che la capacità di riportare stabilità e benessere non dipende solo dalle politiche cicliche, compresa la monetaria, ma anche da quelle strutturali». Le due azioni «sono dipendenti». Pertanto, l’ex governatore di Bankitalia sottolinea che «ci troviamo in una prima fase della ripresa ciclica: non è un motivo per ritardare le riforme strutturali, ma piuttosto è un’opportunità per accelerarle».
Incognite sulle ripresa
Bisogna insomma evitare l’errore dell’Eurozona, che più volte è stato denunciato allo scoppio della crisi nel 2008, che è quello di non avere capitalizzato abbastanza i tempi buoni vissuti sino ad allora. La politica monetaria «si sta facendo sentire sull’economia e la crescita si riprende», nota il presidente Bce, e «le attese di inflazione si sono riprese». Tuttavia, puntualizza, «non significa affatto che non ci siano sfide da affrontare: la ripresa ciclica non risolve da sola tutti i problemi dell’Europa». Un adeguato livello di flessibilità delle economie nazionali nell’Eurozona «dovrebbe far parte del nostro Dna comune». Al contempo, «molte cose parlano a favore d’una governance sulle riforme esercitata congiuntamente a livello dell’Eurozona». E’ un appello alla collegialità delle riforme, «a livello nazionale ed europeo». Importante essere credibili: «Se c’è incertezza sui tempi dell’attuazione, o sull’impegno dei successivi governi nel mantenerle, ci vorrà di più perché imprese e famiglie adeguino le aspettative e i vantaggi delle riforme slitteranno nel tempo». Il litigioso universo della politica è avvisato.