Repubblica 21.5.15
Ch gioca l’asso dell’immigrazione
di Stefano Folli
L’AFFARE Touil irrompe nella campagna elettorale e scatena Lega e Movimento Cinque stelle a poco più di dieci giorni dal voto. Per la verità l’offensiva contro il governo — e il ministro dell’Interno Alfano, in particolare — non è molto logica.
PERCHÉ il marocchino accusato della strage di Tunisi (ma tutto andrà verificato) non è fuggito. Al contrario, è stato arrestato: segno che stavolta i servizi e le forze dell’ordine hanno lavorato bene. Tuttavia c’è il dettaglio decisivo del barcone. Sembra che il giovanotto sia arrivato in Italia su uno di quei battelli che trasportano i derelitti migranti e forse anche qualche potenziale terrorista. Questa è precisamente la tesi delle opposizioni, non solo in Italia (si veda ad esempio Marine Le Pen in Francia). È una tesi «di destra» che fa breccia nelle paure dell’opinione pubblica. In Italia la sostiene Salvini, ma i seguaci di Grillo non sono da meno perché pescano nello stesso elettorato inquieto e frustrato. È evidente che l’affare Touil si presenta ai loro occhi come un’opportunità da sfruttare, benché il giovane marocchino sia in carcere a Milano e non in fuga verso lo Stato Islamico. È vero che il tema dell’immigrazione incontrollata costituisce una tentazione irresistibile per chi ha bisogno di spostare in fretta blocchi di voti. Eppure questa volta le carte migliori, anche sul piano emotivo, potrebbe averle il governo di centrosinistra. In fondo s’intravede per la prima volta un progetto dell’Unione europea, con l’avallo dell’Onu, per fermare i fatidici barconi in partenza dalla Libia, sequestrarli e distruggerli. L’azione di polizia internazionale, oltretutto a guida italiana, sembra imminente nel Mediterraneo. È rischiosa, certo, e molti aspetti devono essere ancora chiariti. Ma è un’iniziativa concreta che si deve anche all’insistenza con cui l’Italia ha saputo comporre i tasselli di un mosaico assai complesso.
Se il cavallo di battaglia di Salvini e degli stessi «grillini» riguarda il cosiddetto «buonismo» del centrosinistra, ossia l’inerzia passiva di chi non sa vedere la realtà, a questo punto il quadro potrebbe cambiare. Anche la Russia, potenza con diritto di veto nel Consiglio di sicurezza, ha dato il suo benestare alle azioni contro gli scafisti, purché ci si limiti a neutralizzare i battelli e non si pensi a un’occupazione delle coste libiche. Opzione, quest’ultima, che non esiste. «Non mando i nostri soldati a farsi sgozzare in Libia» ha detto il premier con crudo realismo. In sostanza, se l’Europa ha davvero deciso di fermare il traffico di migranti, colpendo i barcaioli con missioni coordinate, essa dispone di tutti gli strumenti necessari. È «solo una presa in giro», come sostiene Giorgia Meloni? Lo vedremo presto. Non prima del 31 maggio, giorno elettorale, ma forse già nel mese di giugno.
Il che significa tre cose. La prima è che, nonostante l’affare Touil, le destre potrebbero trovarsi presto a dover individuare altri bersagli polemici: l’impatto sull’opinione pubblica dei primi barconi sequestrati o distrutti non sarebbe irrilevante e segnerebbe un salto di qualità. Renzi avrebbe un successo da vantare, a conferma che l’Italia è riuscita a farsi ascoltare in Europa. Naturalmente esiste un secondo obiettivo: la distribuzione di un certo numero di migranti, secondo quote stabilite, fra i diversi Paesi dell’Unione. Qui si è visto che gli ostacoli e le resistenze sono formidabili, ma la partita non è chiusa. Se le operazioni nel Mediterraneo daranno dei risultati, si può presumere che l’intera politica europea sull’immigrazione farà passi avanti.
Infine — terzo punto — si continua a ripetere che la soluzione del problema è politica e non militare. Ed è logico che sia così. Alcune missioni di polizia internazionale contro gli scafisti non cambiano lo scenario. Già oggi occorre una forma di intesa con i due governi di Tripoli e Tobruk per avviare le operazioni. Proprio questo primo passo, forse più vicino di quanto non sembri, potrebbe preludere a ulteriori intese, nel solco degli sforzi Onu che l’Italia sta favorendo in modo attivo. Difficile dire quale sarà l’effetto finale sulla campagna elettorale, ammesso che ce ne sia uno. Ma il rebus dell’immigrazione (e le inquietudini connesse) potrebbe non essere più l’asso nella manica di una parte politica contro l’altra.