Repubblica 17.5.15
Il grande paradosso dell’era digitale
Maurizio Ferraris analizza luci e ombre dell’esistenza 2.0
Tra controllo dei nostri dati e libertà di accedere a un tesoro di conoscenze
di Fabio Chiusi
NELL’ERA della sorveglianza digitale di massa, chiunque ragioni sulla sua radice, la registrazione, sta contribuendo ad andare al cuore del problema. A identificarlo, quantomeno. Dargli un nome. Per il filosofo Maurizio Ferraris si chiama Mobilitazione totale, come il suo ultimo saggio appena pubblicato da Laterza. Una riflessione profonda, non semplice — richiede, per essere compresa a fondo, il bagaglio del pensatore contemporaneo — che ruota tuttavia intorno a una semplice, inquietante domanda: chi ce lo fa fare, a essere sempre connessi? Chi ce lo fa fare, risponde Ferraris, è l’apparato che sta dietro a quella mobilitazione. Ciò che la chiama, e con la forza di un ordine militare, scrive il filosofo: il telefonino. Che controlliamo anche di notte, usiamo per lavorare anche quando non dovremmo, anche non retribuiti e al costo di smarrire la distinzione tra tempo libero e tempo di lavoro, oltre che tra pubblico e privato. Anche la questione, centrale, della privacy, in Ferraris diventa niente più che un ingranaggio in un meccanismo molto più ampio: l’esplosione della scrittura, che contrariamente alle profezie di sventura di McLuhan negli anni ’60 è viva come non mai, al punto di definire la distinzione fondamentale tra il web e ciò che l’ha preceduto. Ancora, è il tradursi in fatti dell’idea, centrale, per cui il web non è anzitutto informazione, ma azione. Azione che chi detiene le nostre registrazioni, e produce i nostri device, sa trasformare in potere. E potenzialmente in dominio, se si legge che uno smartphone riesce «là dove Goebbels aveva fallito, e senza il sostegno di una forza politica e militare, anzi, con il pieno consenso degli utenti».
Ma non significa che dobbiamo sposare il catastrofismo. Ferraris dice chiaramente che quello stesso web che svela i meccanismi più profondi della società è allo stesso tempo un magazzino sterminato di conoscenza. In cui Ferraris crede ancora, e lo rivendica fermamente. «Per la prima volta», scrive tra conclusioni che lasciano un senso di speranza, «l’umanità dispone di una biblioteca, cineteca e discoteca infinite». Dobbiamo partire da lì, da lì «si tratta di rilanciare, contro il discredito postmoderno del sapere, l’ideale della cultura, che proprio nell’età del web può disporre di risorse in precedenza inimmaginabili ». Se siamo insomma strutturalmente dipendenti dalla chiamata delle tecnologie dell’era iperconnessa, siamo al contempo e per la stessa ragione — Internet — strutturalmente aperti a un mondo sterminato di arte, letteratura, giornalismo. Documenti, che insieme ci tracciano e definiscono. Ma che non per questo non possiamo controllare. Un auspicio che ci si augura possa inverarsi subito, nei progetti di riforma dei poteri dell’intelligence di tutto il mondo. Perché è ora che in troppi paesi sta avvenendo l’opposto.
MOBILITAZIONE TOTALE di Maurizio Ferraris, LATERZA PAGG . 120 EURO 14