mercoledì 13 maggio 2015

Repubblica 13.5.15
Nuovo direttore, il muro dei Berliner: gli innovatori contro i tradizionalisti
di Leonetta Bentivoglio


DUBBI e misteri pesano sull’avvenire dei Berliner Philharmoniker. La gloriosa orchestra tedesca, riunitasi lunedì per eleggere il direttore a cui sarà affidata la loro guida dal 2018 (l’organismo sinfonico ha un’identità democratica e autogestita), ha finito per deludere le aspettative dei numerosi scommettitori. Per il momento nulla di deciso fra gli orchestrali. I quali, in un fumoso comunicato stampa diffuso in tarda serata dopo un segreto, lungo e (pare) animatissimo conclave, hanno dichiarato solo che la discussione è stata intensa e “amichevole” (dobbiamo crederci?), e che promettono di annunciare fra qualche mese, o comunque entro un anno, il nome del successore di Sir Simon Rattle, attuale “Conductor” stabile della formazione sinfonica più prestigiosa al mondo.
Riunitisi nella Jesus-Christus- Kirche di Dahlem, dove registravano i loro dischi Wilhelm Furtwängler e Herbert von Karajan, i Berliner non sono riusciti a trovare un accordo sulla scelta. Il fatto è che l’orchestra si divide attualmente in due fazioni. L’una, giovanilista e innovativa, crede nelle molte tournée internazionali e nell’incremento della dimensione digitale (già proiettata nella Digital Concert Hall dei Berliner, che consente di seguire “live” i loro concerti), e soprattutto tifa per maestri giovani ed energici quali il lettone Andris Nelsons e il venezuelano Gustavo Dudamel; l’altra, tanto più conservatrice e passatista, legata dunque alla cultura storica germanica e al prestigio di quel sommo suono tedesco che riflette la bandiera dei Berliner, pare più favorevole al tradizionalista Christian Thielemann, 56enne berlinese, notoriamente nazionalista (si è definito anti-islamico), nonché erede del mondo musicale di Furtwängler. Ma il suo atteggiamento ideologico è imbarazzante per una metropoli cosmopolita e libertaria qual è Berlino. E probabilmente il suo repertorio è troppo limitato e “antico” per una compagine tesa verso il futuro come la Filarmonica berlinese.
I nomi di quei direttori sono affiorati nel momento in cui, di recente, è stato reso noto un sondaggio tra il pubblico realizzato dagli stessi Berliner, in cerca dell’indicazione “popolare” di un nuovo direttore. L’iniziativa ha coinvolto 1.300 intervistati dai quali sono emerse le seguenti opzioni: primo Andris Nelsons, con 448 voti, secondo Dudamel, con 229 preferenze, terzo Thielemann, con 223, quarto Daniel Barenboim, con 125 fautori. E a distanza ravvicinata seguono Mariss Janson, che però ha problemi di salute e un solido contratto con l’Orchestra Sinfonica della Radio di Monaco di Baviera, e gli italiani Riccardo Chailly (il quale ha appena avviato un rapporto continuativo con la Scala) e Riccardo Muti (che pare in felice sintonia con la Chicago Symphony).
Secondo alcuni commentatori l’argentino-israeliano Barenboim, settantaduenne e berlinese d’adozione (dal 1992 dirige la Staatsoper unter den Linden, nell’ex Berlino est), ben radicato nella città e politicamente molto amato, potrebbe rappresentare un prezioso ponte direttoriale per l’orchestra, restando sul podio per qualche anno, fino alla nomina di uno fra i candidati giovani, nel frattempo maturati. Ma sono soltanto ipotesi: il cielo sopra i Berliner è ancora nuvoloso.