giovedì 14 maggio 2015

Il Sole 14.5.15
Vaticano a tutto campo: dopo Cuba, la Palestina
di Carlo Marroni


Diplomazia del Papa a tutto campo. Dopo Cuba, la Terra Santa. Ieri è stata raggiunta l’intesa tra Santa Sede e Stato di Palestina. Un accordo articolato su molti aspetti, sia politici che pratici. «Delusione» di Israele per la decisione del Vaticano di riconoscere lo Stato di Palestina, che non «contribuisce a riportare i palestinesi al tavolo delle trattative» per la pace. Ma il riconoscimento non è di oggi: risale al 29 novembre 2012, quando l’Onu riconosceva la Palestina come Stato osservatore non membro, come la Santa Sede.
E dal 2013 nei documenti vaticani la Palestina è citata come “Stato”. L’accordo tra Santa Sede e Palestina è complesso, abbraccia temi politici e questioni pratiche nei territori palestinesi, dove la Chiesa cattolica è molto presente nelle sue molte articolazioni, dal Patriarcato di Gerusalemme alla Custodia Francescana, fino alla tante congregazioni religiose, missioni, istituti universitari, scuole, ospedali. L’accordo - ha spiegato all’Osservatore Romano monsignor Antoine Camilleri, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati e capo delegazione della Santa Sede - è frutto dell’accordo base tra la Santa Sede e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina firmato il 15 febbraio 2000. I rapporti ufficiali tra la Santa Sede e l’Olp furono stabiliti nell’ottobre 1994 e in seguito fu costituita una commissione bilaterale permanente di lavoro che portò avanti i negoziati per l’accordo del 2000. Questo elenca tra l’altro diverse questioni riguardanti la vita della Chiesa e altre materie di comune interesse. Nell’accordo base era previsto che la commissione proseguisse i suoi lavori e proponesse il modo di sviluppare i temi affrontati, «compito che è stato svolto con continuità solo dopo il pellegrinaggio di Benedetto XVI in terra Santa nel 2009». I negoziati ripresi nel 2010 hanno quindi portato all’elaborazione dell’accordo attuale, che ha come scopo di completare quello firmato nel 2000. Il testo ha un preambolo e un primo capitolo sui principi e le norme fondamentali che sono la cornice in cui si svolge la collaborazione tra le parti, tra cui l’auspicio per una soluzione della questione palestinese e del conflitto tra israeliani e palestinesi nell’ambito della Two-State Solution e delle risoluzioni della comunità internazionale, rinviando a un’intesa tra le parti. Segue un capitolo sulla libertà religiosa e di coscienza e altri su diversi aspetti della vita e dell’attività della Chiesa nei Territori palestinesi: la sua libertà di azione, il suo personale e la sua giurisdizione, lo statuto personale, i luoghi di culto, l’attività sociale e caritativa, i mezzi di comunicazione sociale. Un capitolo è infine dedicato alle questioni fiscali e di proprietà. L’accordo - raggiunto con la regìa del Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin – ha un timing molto significativo: Papa Francesco riceverà sabato in udienza il presidente palestinese Mahmoud Abbas, che il giorno successivo assisterà alla canonizzazione di due suore nate nella Palestina ottomana dell’Ottocento.
Poi c’è il capitolo-Israele, che ha mostrato irritazione all'annuncio. Come ha ricordato Camilleri, dal marzo 1999, sono in corso i negoziati con Gerusalemme in vista della conclusione del cosiddetto accordo economico, «che é quasi pronto e che mi auguro possa essere presto firmato a beneficio di ambo le parti. Trattandosi di diverse questioni tecniche piuttosto dettagliate, nelle quali sono implicati diversi dicasteri, le trattative hanno preso più tempo del previsto, anche perché a volte i lavori sono stati rallentati da altri fattori». Soddisfazione in casa palestinese: «L’accordo che si sta discutendo e che sta per essere finalizzato tra lo stato di Palestina e quello del Vaticano è un rafforzamento degli accordi già siglati tra lo stato palestinese e la Santa Sede» ha detto all’Ansa Majdi Khaldi, consigliere diplomatico di Abu Mazen. «Non si tratta di un riconoscimento: il riconoscimento palestinese come entità diplomatica, da parte del Vaticano, è già avvenuto anni fa e si è consolidato con l’ammissione della Palestina come stato non membro Onu».