Corriere 14.5.15
Patto a tre (c’è anche Roma) L’Unione si doterà di droni armati
Intesa con Parigi e Berlino, lunedì la firma. Il «no» dei britannici
di Stefano Montefiori e Marco Nese
Sessanta milioni di euro per un drone militare costruito da Italia, Francia e Germania. Lunedì a Bruxelles i ministri della Difesa dei tre Paesi — Roberta Pinotti, Jean-Yves Le Drian, Ursula von der Leyen — firmeranno un memorandum di intesa per sviluppare un drone di tipo Male (Medium Altitude Long Endurance), del quale si cominciò a parlare a livello governativo in occasione del Consiglio europeo di dicembre 2013, il primo dedicato alla Difesa.
Ogni Paese contribuirà per adesso con 20 milioni, che in questo settore sono una cifra poco più che simbolica ma che permette almeno di dare il via al progetto. Notevole l’assenza della Gran Bretagna, che del resto non compariva neppure nella prima lettera firmata due anni fa da Finmeccanica (Italia), Dassault (Francia) e Cassidian (oggi Airbus Defence & Space, per la Germania). I britannici considerano che Stati Uniti e Israele hanno ormai 10-15 anni di vantaggio tecnologico in questo settore, e preferiscono concentrarsi — in collaborazione con la Francia — sull’Ucav (drone da combattimento, ossia un cacciabombardiere senza pilota).
L’Italia invece sostiene l’importanza di sviluppare un drone Male europeo, senza affidarsi totalmente agli americani. Nella capacità di controllo in volo e nel delicato settore dei sistemi d’arma gli italiani sono più pronti anche rispetto a francesi e tedeschi. In teoria i tecnici italiani sarebbero in grado di assemblare il drone di nuova generazione in modo del tutto autonomo.
L’idea è creare un drone tecnologicamente superiore al Predator americano, meno costoso e con prestazioni più elevate. Italia, Francia e Germania considerano l’operazione come il primo tentativo di rilanciare la cooperazione fra Paesi europei nel campo militare dopo la realizzazione dell’Eurofighter. Il progetto preliminare dovrebbe essere pronto nell’arco di un paio d’anni.
Secondo i tecnici di Finmeccanica, il drone europeo dovrebbe essere realizzato con caratteristiche «stealth», in modo da sfuggire ai radar, e avere un’autonomia di volto molto alta, in grado di compiere attività di sorveglianza per almeno 24 ore; nella versione armata dovrebbe essere in grado di svolgere, nello stesso arco di tempo, attacchi a terra.
Attualmente l’Aeronautica militare italiana dispone di 10 droni, i Predator (erano 12 ma 2 sono caduti). Il Predator B Reaper può portare 2 bombe direzionali e fino a 14 missili Hellfire, ma gli Usa non hanno concesso all’Italia la tecnologia per armarli.
Esiste poi un altro velivolo della Piaggio denominato P1 HH ( hammer-head ), con apertura alare molto più ampia rispetto ai droni di costruzione americana, con capacità di rimanere in volo 16 ore a un’altezza di 45 mila piedi, che è stato già ordinato dall’aereonautica italiana e interessa agli Emirati arabi.