mercoledì 13 maggio 2015

Repubblica 13.5.15
Il presidente del Consiglio al videoforum di Repubblica Tv
“L’Italia sta ripartendo adesso serve un partito che sappia affrontare le sfide del paese”
“Il mio Pd non cederà al centro è sinistra anche senza D’Alema. Stop ai masochisti che perdono”
intervista di Claudio Tito


ROMA Basta con la sinistra masochista, serve una sinistra riformista per affrontare le sfide del Paese. Matteo Renzi nel videoforum a Repubblica tv va dritto contro chi come Civati ha deciso di lasciare il Pd e contro la vecchia guardia degli ex ds. «Non è che se non ci stanno loro non c’è la sinistra. Il Partito della Nazione non è un minestrone indistinto ma un partito di sinistra».
INTANTO Civati se n’è andato via. Vi accusa di aver cambiato il partito proprio in senso centrista.
«Questo partito sta facendo i conti con una “crisi di crescita”: da sinistra sono arrivati di più di quanti se ne siano andati. Penso a Gennaro Migliore, Di Salvo e tanti con loro. Quindi non è vero che c’è un rischio di smottamento al centro, un rischio di perdita di identità. Ma quello che serve probabilmente oggi è una riflessione culturale un pochino più grande. Con la nuova legge elettorale, abbiamo oggi uno spazio politico straordinariamente affascinante per discutere di cosa dev’essere un partito, avrebbe detto Veltroni, a vocazione maggioritaria. Chi se ne va merita tutto il nostro rispetto ma andarsene per far che cosa? Per fare un movimento personale? Io voglio molto bene, anche personalmente, a Pippo Civati, sono andato a vedere sul suo sito per vedere che cosa ha in testa di fare. C’è scritto: “aderisci a Civati. it” cioè aderisci a un cognome».
Anche Fassina ha minacciato di uscire. In molti temono che questo Pd non sia più di sinistra o di centrosinistra ma un partito di centro. Sul nostro giornale Salvadori pone il problema del partito della Nazione proprio in questi termini.
«Leggo sempre Salvadori e credo che l’espressione “partito della nazione” vada chiarita. Reichlin ne parlò sull’Unità dopo il 41% alle europee come di una opportunità. Il che vuol dire un minestrone indistinto dove c’entrano tutti? No, è un partito di sinistra che è in grado di esprimere un’idea riformista del paese e della politica, che si apre, che si allarga agli elettori che possono essere elettori di sinistra radicale o moderati. Non ci vedo niente di male. Il partito della nazione è la continuazione del Pd».
Quindi i democratici non moriranno democristiani?
«Questo mi sembra del tutto evidente anche se il mio obiettivo è farli vivere, non farli morire. Se vuole però potremmo allargare la riflessione a quello che sta accadendo a livello europeo. Alla Liguria e al Regno Unito».
Cosa c’entrano la Liguria e la Gran Bretagna?
«Sono due simboli fantastici di una discussione che noi dovremmo fare. In tutta Europa c’è una sinistra riformista e una sinistra masochista. La sinistra riformista è quella che prova a vincere. È di si- nistra fare leggi come il divorzio breve, come l’autoriciclaggio, come la reintroduzione del falso in bilancio, come la legge sulla cooperazione internazionale, gli ecoreati, gli 80 euro alle fasce più deboli? Per me si».
Anche abolire l’articolo 18 è di sinistra?
«Assolutamente sì perché quello che stiamo facendo sul mercato del lavoro oggi in Italia lo ha fatto Schroeder in Germania 10 anni fa, lo ha fatto Clinton in America 20 anni fa. Certo è della sinistra riformista dare nuove tutele».
Va bene, ma cosa c’entra l’Inghilterra con la Liguria?
«In Inghilterra è accaduto che la scelta di Ed Miliband come candidato della sinistra, ha spostato il partito su una posizione più di sinistra e ha consentito a Cameron di avere la strada per rielezione più agevolata. Se ci fosse stato David sarebbe stato un altro film».
Cioè si vince al centro?
«Si vince su un profilo riformista che non vuol dire al centro. Da Manchester allora passo a Rapallo, perché in Liguria che è oggettivamente l’ultima spiaggia per Berlusconi, è accaduta una cosa molto semplice: la sinistra masochista ha chiesto le primarie, le ha perse, anziché accettare il risultato cosa che hanno fatto quasi tutti i dirigenti del Pd, ha rimesso in discussione quel risultato e ha candidato Pastorino contro il candidato ufficiale del Pd Lella Paida. Lo fa non per vincere ma per far vincere il candidato di Berlusconi, Giovanni Toti. Per rianimare con il massaggio cardiaco Forza Italia. Forza Italia ha una sola possibilità di essere rianimata e gliela dà la sinistra masochista».
Lei vede il rischio di una scissione? Chi minaccia di uscire evoca il dubbio che chi proviene dai Ds, dal Pci possa avere cittadinanza in questo partito.
«Io non so qual è la sinistra che proviene dai Ds e che non ha cittadinanza in questo partito. Penso al ministro della Giustizia Orlando, a quello dell’Agricoltura Martina, a quello dell’Economia Pier Carlo Padoan, al sottosegretario De Vincenti, al ministro del Lavoro Poletti. Nel Pd ci sono espressioni varie».
E quell’altra parte che fa riferimento a D’Alema o a Bersani?
«Con grande rispetto per D’Alema e per Bersani, non è che se non ci sono loro non c’è la sinistra che proviene dai Ds. Non è che siccome non c’è D’Alema allora non c’è la sinistra. Non è che sinistra è dove ci sono “io”. Il fatto che non ci sia D’Alema a me dispiace per D’Alema ma non è che mi dispiaccia per il paese. Spero che Fassina rimanga, se non rimane però è un problema suo, non nostro».
A proposito di voto locale, in Campania resta il caso De Luca. Non la imbarazza l’imbarcata di improponibili?
«Alcun candidati mi imbarazzano eccome. Però le liste del Pd sono liste pulite».
Forse le liste del Pd ma non tutte quelle che sostengono De Luca.
«Abbiamo cambiato candidato a Ercolano e a Giugliano. Su alcune liste collegate al presidente si può discutere, hanno dei candidati che personalmente non voterei neanche se costretto, ma il Pd ha candidati seri».
Il punto è che in quella regione si è data l’idea di imbarcare un po’ tutti per vincere.
«Non voglio giustificare perché credo che da questo punto di vista ci siano alcuni candidati che siano non soltanto impresentabili ma ingiustificabili. Detto questo la partita è tra Stefano Caldoro e Vincenzo De Luca».
Su De Luca c’è un altro problema: se vince le elezioni sarà subito sospeso per la legge Severino.
«E’ sicuramente una contraddizione e nessuno può negarlo. Il punto vero è che nel momento in cui si è consentito a Vincenzo De Luca di fare le primarie si è preso atto di una situazione e cioè che quella norma è stata immediatamente disapplicata a Salerno, ma soprattutto a Napoli perché come è noto il sindaco di Napoli ha la stessa condizione in cui si trova l’ex sindaco di Salerno futuro presidente se vincerà le elezioni. Per cui è un problema sostanzialmente superabile».
Non sarà il caso di rivedere il sistema delle primarie?
«Le primarie sono un valore insostituibile. Preferisco le primarie ai caminetti. Però voglio discutere in modo serio per inventare nei prossimi due anni un modello di partito nuovo. Andiamo alle primarie all’americana? Andiamo a un modello con il voto degli iscritti? Dobbiamo trovare un modo di fare le primarie magari non per tutte le cariche: Discutiamone. Anche sull’articolo 49 della Costituzione».
Nel frattempo dovrà discutere di scuola. Cambia il testo? Ad esempio sui poteri ai presidi?
«Già stiamo correggendo. Però sulla riforma della buona scuola sicuramente c’è un errore mio, lo dico con molta franchezza, di mancata comunicazione. L’autonomia richiede che ci sia una responsabilità più forte in capo a qualcuno. Noi nel disegno di legge, dopo una lunga consultazione, abbiamo individuato tre poteri ai presidi. Sul piano formativo abbiamo già detto che il preside propone ma il consiglio d’istituto che sentito il collegio dei docenti approva il progetto. La valutazione dei docenti può essere affidata a un nucleo di valutazione. L’importante è che non si elimini la qualità e il merito. Terzo punto la scelta delle singole classi, io credo che sia normale, che il preside possa decidere se in A ci va quello o ci va un altro mi sembra del tutto evidente ».
C’è chi paragona il ruolo dei sindacati dentro la scuola a quello del caporalato.
«Non parlerei di caporali ma la scuola non funziona se è in mano soltanto ai sindacati. La scuola non funziona se è in mano al governo. La scuola funziona se è in mano agli studenti, ai docenti, ai dirigenti, alle famiglie, al personale tecnico, se è di tutti. Però noi sulla scuola mettiamo i soldi, i governi precedenti li toglievano».
Farà un decreto per assumere i precari?
«Tutti i precari della scuola non possono essere assunti. Perché nella scuola si entra per concorso. Non puoi pensare che improvvisamente prendi 400mila precari e li metti dentro. Non ci sarà un decreto possiamo assumere solo se cambia il modello organizzativo».
A proposito di regolarizzazione, dopo la sentenza della Corte costituzionale, il governo interverrà per restituire i soldi ai pensionati cui era stati congelati gli scatti?
«Verificheremo cosa dice la sentenza e poi vedremo. La sentenza non dice che bisogna restituire tutto. Lo affronteremo il prima possibile. È evidente che si pone un problema nei conti pubblici ma è del tutto alla nostra portata: rispetteremo i parametri Ue, i saldi non cambieranno. Mi ero tenuto un tesoretto, avevamo studiato alcune misure, me le sono dovute rimangiare. Abbiamo un po’ masticato amaro... Ma siamo vincolati».
Anche nella lotta all’immigrazione non è che l’Ue ci stia aiutando. Insistete ancora sulla distribuzione degli immigrati in tutti i paesi partner?
«Questa è una proposta che arriva dalla Commissione, è chiaro che non può essere soltanto l’Italia a farsi carico di accogliere questi nostri fratelli e sorelle che vengono dall’Africa».
L’ipotesi di bombardare i barconi è ancora praticabile?
«Lo studio è pronto, noi siamo pronti a intervenire. Mi aspetto non un mandato ma una risoluzione Onu complessiva e alla luce di questo valuteremo.
Ci sono i soldi per il reddito di cittadinanza? E i rapporti con il Movimento 5Stelle su questo sono concreti?
«Mi pare che di concreto con 5Stelle ci sia poco. Il reddito di cittadinanza nel senso che tutti i cittadini da Agnelli in giù hanno un reddito è una follia. L’idea di una misura contro la povertà è una cosa su cui stiamo lavorando e siamo disponibili a parlare con il 5Stelle e con gli altri, ovviamente compatibilmente con i vincoli di bilancio».
Dopo l’Italicum pensa che sia possibile modificare alcuni punti della riforma costituzionale. Soprattutto per quanto riguarda il ruolo del Senato?
«Sì noi siamo disponibili a discuterne nel merito».
Quando spera si possa celebrare il referendum confermativo?
«Nel 2016».
E poi si torna a votare?
«Si va a votare nel febbraio del 2018».
Si torna a parlare di conflitto di interesse. È un modo per vendicarsi della fine del patto del Nazareno?
«Ma per quale motivo? E’ un modo per essere seri e civili, ed essere all’altezza di questo paese. Siamo l’unico paese che non ha una legislazione sul conflitto di interessi.
Forza Italia secondo lei è in difficoltà perché il leader è ancora Berlusconi?
«Occhio a dare Berlusconi per finit o, nel senso che Berlusconi davvero ha più vite di un gatto, politicamente parlando naturalmente. Io auspico che ci sia un bel partito repubblicano di destra così possiamo sconfiggerlo, spero. Ma un partito repubblicano come c’è il Partito democratico ».