lunedì 11 maggio 2015

Repubblica 11.5.15
Bruxelles avverte Roma “Con l’incognita pensioni deficit flessibile a rischio”
La Commissione mette sotto monitoraggio i conti italiani Il Tesoro: “Rispetteremo i saldi del Def”
Decreto in settimana
di Roberto Petrini


ROMA Pugno duro di Bruxelles sulla “grana” del blocco delle indicizzazioni previdenziali. Fonti dell’Unione europea annunciano che la Commissione è intenzionata a mettere l’Italia sotto «monitoraggio» nell’ambito delle «raccomandazioni» attese per mercoledì. «Rispetteremo i saldi, nessuno sforamento», replica il Tesoro, mentre Palazzo Chigi prepara per venerdì il Consiglio dei ministri per varare un decreto legge. L’autrice del provvedimento, l’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero, intanto polemizza con la Consulta: «Sentenza incomprensibile».
La Commissione vuole capire l’impatto quantitativo della decisione della Corte sui conti pubblici in modo preciso e di conseguenza lancia un avvertimento: l’utilizzo della flessibilità di bilancio garantita dalle regole inaugurate quest’anno, sarà condizionato alla partita delle pensioni.
Il rinnovato pressing di Bruxelles, giunto nella giornata festiva, rende la ricerca di una soluzione ancora più urgente. La necessità di “compensare” il costo del rimborso delle mancate indicizzazioni era stata subito affermata dalla Commissione, ma dopo la visita di venerdì scorso di Dijsselbloem a Roma, sembrò profilarsi un atteggiamento più conciliante. Ieri l’irrigidimento che mette a rischio la possibilità dell’Italia di utilizzare la clausola di flessibilità, concessa grazie al percorso delle riforme, che per il 2016 avrebbe consentito margini di circa 6 miliardi.
Di fronte alle nuove richieste di Bruxelles il governo italiano accelera. Ambienti di Palazzo Chigi annunciavano ieri una riunione del Consiglio dei ministri per venerdì con all’ordine del giorno il tema delle pensioni. Il Tesoro, con una nota serale, ha replicato che l’Italia «rispetterà i saldi indicati dal Def e che il deficit-Pil resterà al 2,6 per cento programmato». La questione sarà dunque risolta all’interno dei saldi del Documento, senza ricorrere ad ulteriore deficit, dove esistono parziali margini: come è noto infatti il saldo programmatico era stato fissato ad un livello più alto del tendenziale (pari al 2,5 per cento) dando vita al famoso “tesoretto” di 1,6 miliardi che a questo punto potrà essere utilizzato per coprire parte dei rimborsi.
Già ieri il ministro dell’Economia, in una intervista al Messaggero, aveva descritto la situazione in termini piuttosto seri. Aveva annunciato un decreto per il prossimo consiglio dei ministri, aveva detto che la Commissione ci sta «osservando attentamente», e aveva spiegato chiaro e tondo che se l’Italia dovesse ripristinare totalmente l’indicizzazione potrebbe violare simultaneamente il vincolo del 3 per cento, l’aggiustamento strutturale verso il pareggio di bilancio e la regola del debito. Dunque rimborso “parziale e selettivo”, graduato per fasce di reddito tenendo conto delle pensioni più basse nello spirito delle sentenza della Corte.
Ora la partita si gioca sul rispetto delle regole contabili imposte da Bruxelles e sulla capacità di “minimizzare” i costi attraverso il rimborso per fasce annunciato Padoan. Il problema è la contabilizzazione degli 8,7 miliardi di arretrati: se potranno essere spalmati negli anni passati, transitando su deficit e debito, il conto di quest’anno potrebbe limitarsi agli 1,9 miliardi per i prossimi sette mesi, cifra che peraltro considera una restituzione piena. Con la legge di Stabilità si provvederebbe al 2016 e agli anni seguenti. Si lavora intanto al meccanismo. Non è scontata l’attuazione dell’attuale sistema che riduce il peso dell’indicizzazione (parte dal 100% per gli assegni fino a 1.500 euro e arriva al 45% per quelli oltre i 3.000). Il dibattito è aperto perché ieri il sottosegretario all’Economia Zanetti (Scelta civica), ha chiesto che tra i criteri ci siano, oltre all’importo dell’assegno, anche gli anni di contributi.