domenica 10 maggio 2015

Repubblica 10.5.15
Lo scrittore Adam Michniuk
“Il virus nazionalista minaccia l’Europa”
di A. T.

VARSAVIA «ANCORA minoritario, il virus del nazionalismo è arrivato anche da noi. È il degrado della politica, come quasi ovunque in Europa». Ecco l’allarme di Adam Michnik, veterano della rivoluzione dell’89 e coscienza critica della democrazia polacca.
Quanto forte è la minaccia?
«È molto pericoloso che con loro il linguaggio dell’antisemitismo e del totalitarismo sia arrivato in tv, con i loro candidati. E i giornalisti che li hanno criticati come “fascisti” sono stati definiti criminali dalla giustizia perché secondo Wikipedia il fascismo è solo ideologia corporativa. Democrazia malata, come in tutta Europa».
Perché anche nella Polonia del boom economico?
«Il livello della cultura politica da noi resta molto discutibile. Riemerge la Polonia profonda coi suoi complessi provinciali. Nelle grandi città pulsa il mondo globale, nelle campagne gli stereotipi dominano: xenofobia contro russi, rom, ucraini, ebrei, tedeschi, slovacchi. La democrazia nata dall’89 è un successo enorme della nostra storia, ma tra scandali e corruzione non è perfetta. Disoccupazione alta, emigrazione fanno sentire molti giovani senza prospettive. Problemi cui l’establishment del partito liberal al potere sembra non trovare risposte sufficienti».
Voglia di patria anziché Europa?
«La maggioranza resta europeista, ma gli antieuropei sono attivi. Pericolo forse sottovalutato dall’establishment liberal». Può essere il tramonto dell’era liberal del miracolo polacco?
«Il pericolo esiste, è l’eterno confronto tra le due Polonie. Come secoli fa, come dopo l’89: nazionalisti contro liberal. Spero ancora che non diventeremo un pericolo per l’Europa, ma le nuove destre liquidano i valori europei tagliandone una fetta alla volta. La “tattica del salame”: no all’euro, no a Bruxelles che decide tutto».
Se i liberal perdono il potere che maggioranza verrà?
“Sarebbe pericolosissimo: il PiS di Kaczynski è in stile Orbàn, i suoi potenziali partner ultrà di coalizione sono come Jobbik, ultrà antisemiti dichiarati. E se Merkel, Juncker, Draghi, perderanno il partner polacco, sarà un problema serio per l’Europa».
E i giovani?
“Molti sono saggi, molti criticano il governo liberal per la disoccupazione e per una politica che non offre più grandi visioni. E per loro tutto il passato è ignoto: la dittatura comunista ma anche il regime autoritario dei Kaczynski, finito da 8 anni».
La Chiesa?
«E’ divisa. Il tono dell’episcopato è molto reazionario, di fatto appoggia Kaczynski. A una società urbana sempre più moderna e laica la Chiesa polacca non reagisce proponendo dialogo come fa papa Francesco, bensì in rottura con lui con anatemi contro la società moderna».
Il confronto con Mosca che ruolo gioca?
«Kaczynski è russofobo: vede il pericolo non nell’imprevedibile Putin bensì nella Russia in sé. Gli altri ultrà sono per il modello autocratico di Putin e Lukashenko. E pesa anche da noi come altrove in Europa il degrado della politica: ci resta l’ottimismo con cui lottammo 26 anni fa».