domenica 3 maggio 2015

La Stampa 3.5.15
Renzi: l’Italicum è un simbolo: approvandolo giriamo pagina
Pressing dei duri della minoranza sui responsabili: una decina potrebbe cedere
Domani voto finale. Boschi: “Siamo fiduciosi ma cauti. Il referendum non ci spaventa”
di Carlo Bertini


«La legge elettorale diventa un simbolo: per anni la classe politica è stata inconcludente. Se tutto andrà come spero, abbiamo girato una pagina di una rilevanza pazzesca per il nostro paese», dice Matteo Renzi al Tg2, trattenendo a stento il sentimento che lo anima in queste ore. Il Renzi privato viene descritto dai suoi interlocutori come «gasatissimo» per il risultato che sta per portare a casa. Non c’è dubbio che si tratti di una rivoluzione dell’assetto politico italiano impressa da regole del gioco nuove: dove i partiti più forti - e non le coalizioni - da soli ottengono la maggioranza e governano senza i partitini sopra 3% cui viene negato il diritto di veto.
Vigilia senza pathos
Ma non si può vendere la pelle dell’orso fin quando non ci sarà l’ultimo sì, quello più sofferto, il voto a scrutinio segreto previsto domani sera come sigillo finale alla legge elettorale che poi sarà firmata da Mattarella. A Palazzo Chigi non si registra gran timore alla vigilia del «giorno della verità»: la previsione è che, malgrado i 37 dissidenti Pd non voteranno neanche il provvedimento dopo aver disertato la fiducia, finirà con lo stesso margine intorno ai 340 sì. I frondisti, a sentire Cuperlo, non hanno deciso se uscire dall’aula o astenersi restando seduti. Comunque vada dalle parti di Renzi «non c’è preoccupazione, tutto sotto controllo, abbiamo un margine ampio per la soglia di sicurezza». Nella minoranza Pd comunque sono ore febbrili: raccontano che i 50 «responsabili» che hanno votato la fiducia sono stati bersaglio del pressing dei pasdaran che hanno provato ad arruolare qualche unità ma senza successo. Dall’altra parte, i duri sono convinti invece che una decina si aggiungeranno a loro non votando. Oggi il premier affronterà di petto il tema di come si sta nel Pd alla Festa dell’Unità di Bologna dopo le polemiche sul mancato invito a Bersani e Cuperlo. Ma sull’Italicum quella più sulle spine è la Boschi, che seguendo passo passo la via crucis di Montecitorio non vede l’ora che arrivi domani sera. «Siamo fiduciosi ma cauti». E quanto al referendum abrogativo di Forza Italia e grillini, «è una sfida che non ci spaventa, saranno i cittadini a decidere», raccoglie il guanto di sfida la ministra, convinta di come andrebbe a finire.
Ma il Pd cala nei sondaggi
Certo dalle parti di Renzi sono ansiosi di capire l’effetto di questo scontro «che ha messo sotto pressione il partito». Da un sondaggio Ipr, si vede che con i litigi nel Pd, il 55% non approva la scelta della fiducia sull’Italicum e che il Pd perde l’1,5% calando al sempre elevato 35,5%. Quindi alla vigilia di una tornata elettorale che coinvolge 23 milioni di italiani qualche ansia di contraccolpi è innegabile. Per blindare il Senato dalle trappole dei dissidenti, Renzi dovrà fare perno sul consenso alle regionali, che spera di vincere 6 a 1, magari conquistando la Campania ma non il Veneto. Con uno scoglio che si frappone, la riforma della scuola da approvare alla Camera entro maggio: con lo storico blocco elettorale Pd degli insegnanti sulle barricate.