Il Sole 3.5.15
Dopo 14 mesi la legge al traguardo. Ora decisiva la riforma del Senato
di Roberto D'Alimonte
Ci sono riforme che sono allo stesso tempo sostanziali e simboliche. La riforma elettorale è una di queste. La Seconda Repubblica è cominciata con un referendum e con una riforma elettorale. Così è per l’Italicum che lunedì affronta l’ultimo miglio. Dopo più di un anno di trattative e di passaggi parlamentari la nuova legge è vicina al traguardo. Salvo sorprese dell’ultima ora.
Fin dal suo inizio tutta la vicenda di questa riforma è stata costellata di sorprese. Basti pensare che dell’Italicum non c’è traccia nel primo annuncio che Renzi fece ai primi di gennaio del 2014 sul suo progetto di riforma elettorale. Lo stesso annuncio fu una sorpresa. L’allora segretario del Pd non propose un unico modello di sistema elettorale ma addirittura tre. La riforma è partita così, con un menu di tre scelte che avevano però un ingrediente comune: la disproporzionalità. I tre modelli, ognuno in modo diverso, erano congegnati in modo tale da favorire la trasformazione della minoranza più grande di voti in maggioranza assoluta di seggi per favorire la governabilità. Da allora molte cose sono cambiate ma non questo elemento centrale della riforma.
L’Italicum 1.0 nasce il 18 gennaio del 2014 a Largo del Nazareno. Renzi incontra Berlusconi e gli chiede a sorpresa il doppio turno. Su collegi uninominali e doppio turno c’è sempre stato un veto da parte di Forza Italia. Renzi lo sa, ma ci prova. E gli va bene. Questa è la svolta. Il nuovo sistema elettorale non sarà più un porcellum, modificato per soddisfare i paletti della Consulta. Il doppio turno ne cambia radicalmente la fisionomia.
L’Italicum del Nazareno viene approvato alla Camera il 12 marzo 2014. È un buon sistema elettorale, ma ha parecchi difetti che sono frutto di complicati compromessi politici. Le soglie per i partiti che non vogliono coalizzarsi sono troppo alte (8%), la soglia per ottenere il premio al primo turno è troppo bassa (37%), la maggioranza di seggi assegnata a chi vince al secondo turno è risicata (321 su 630). Ci sono le liste bloccate e le donne sono trascurate. Soprattutto il nuovo sistema, come il vecchio porcellum, prevede che il premio possa andare anche ad una coalizione e non solo a un partito. Questo è un elemento considerato irrinunciabile da Forza Italia che - grazie ad esso e alle soglie con gli sconti (chi si coalizza prende seggi con il 4,5% dei voti invece dell’8%) spera di poter rimettere insieme i pezzi dispersi del centro-destra.
Passa l’estate del 2014. L’Italicum è parcheggiato al Senato. A settembre Renzi e Berlusconi si incontrano di nuovo. Questa volta a Palazzo Chigi. E di nuovo Renzi sorprende il Cavaliere, dopo aver incassato il sì di Alfano su premio alla lista e soglie più basse. Il premio alla coalizione non va più bene e non vanno bene nemmeno le liste bloccate e lo schema verdiniano delle soglie scontate. Vuole un sistema più semplice, ma sempre con premio e doppio turno. Berlusconi accetta con grande scandalo di molti dei suoi. Perché accetta? Non si sa. Una miscela di motivi personali e politici. Il fatto è che a Palazzo Chigi nasce l’Italicum 2.0. Quello che verrà discusso in aula al Senato a partire dal 7 Gennaio.
È un modello molto diverso dal primo Italicum. Questo è uno dei casi in cui il processo politico ha migliorato significativamente il testo di una riforma. Dentro il nuovo Italicum non c’è solo il premio alla lista ma ci sono le clausole per favorire la presenza di più donne in parlamento, una quota di eletti con il voto di preferenza, una soglia minima del 40% - e non del 37% - per assegnare il premio al primo turno, e una unica soglia del 3% per avere seggi al posto del sistema di soglie scontate (8% e 4,5%). Sono state accolte molte delle richieste della minoranza Pd. Ma non basta. La riforma incontra ancora l’ostilità dei vari Bersani, Fassina ecc. Ma passa il 27 Gennaio 2015, dopo un duro scontro parlamentare, con il sostegno di Forza Italia.
E poi ennesimo colpo di scena. L’elezione di Mattarella mette in crisi il patto del Nazareno. Aspettative tradite, vanità ferita, desiderio di ricompattare un partito diviso. Sono diverse le ragioni per cui Berlusconi decide di rinunciare al patto con Renzi. E così quello che fino ad allora era considerato dal Cavaliere un buon sistema elettorale diventa addirittura l’anticamera della dittatura. Una legge incostituzionale. Stranezze forzaitaliche. L’ultimo passaggio alla Camera, che avrebbe dovuto essere una formalità, improvvisamente diventa per Renzi un rischio. Ma come si è visto nelle votazioni dei giorni scorsi un rischio calcolato. Lunedì non dovrebbero esserci sorprese. È passato più di un anno dal primo annuncio di Renzi. Un tempo molto più lungo di quello anticipato allora dal premier. Alla fine è stato meglio così. L’Italicum 2.0 è decisamente migliore del primo. Questa è in breve la storia della riforma elettorale. Una storia per tanti aspetti emblematica. Lunedì si chiude il primo capitolo. Ma c’è l’altro ancora aperto, quello della riforma costituzionale. È bene non farsi illusioni. Senza quella l’Italicum non può funzionare bene. La strada verso un modello di governo più razionale e più efficiente è ancora lunga e lastricata di insidie.