domenica 31 maggio 2015

La Stampa 31.5.15
Cuperlo: la convivenza è sempre più difficile
Dopo gli attacchi “inaccettabili” alla Bindi la situazione è tesa “Ma i partiti imparino a muoversi indipendentemente dai giudici”
intervista di Carlo Bertini


Cuperlo, non ritiene che questo lavoro di screening dei candidati andasse fatto meno a ridosso del voto in modo da ridurre il carico di polemiche? E poi: non sarebbe più logico un vaglio preventivo dei nomi piuttosto che a giochi fatti?
«Il momento in politica conta, ma allora era un dovere agire per tempo. Tanto più che se ho capito bene in una prima fase la commissione Antimafia ha agito in pieno accordo. Bisogna fare una riflessione seria sul merito e sulla tempistica. Tuttavia voglio aggiungere che comunque la si pensi alcune espressioni rivolte alla presidente Bindi sono sbagliate e irricevibili. La politica ha un compito vitale: deve smettere di usare la magistratura come scudo o alibi per le proprie responsabilità. Non tutto ciò che è inopportuno sul piano politico ha per forza un rilievo penale e tocca ai partiti riscoprire questa loro vocazione e autonomia di giudizio e prevenzione».
Come ritiene reagirà la base più informata di sinistra che incarna il voto di opinione a tutta questa vicenda, aumentando il livello di astensione o mollando il Pd al suo destino?
«Qui c’è un ceto medio impoverito che chiede risposte sul piano del reddito, del lavoro, di certezze ragionevoli sul proprio avvenire. Anche letta coi loro occhi l’astensione è una malattia della partecipazione e io spero fino all’ultimo che le urne non vengano disertate».
Un’altra guerra nel Pd di questa portata allargherà la frattura e renderà una scissione inevitabile?
«Non fingo che i problemi non esistano e il linguaggio di queste ore mi ha turbato. Quando si descrive un compagno di partito come un nemico impegnato a vendicarsi di qualcosa si rende complicata ogni convivenza. Io la campagna elettorale l’ho fatta come sempre e ho girato l’Italia cercando di spiegare le ragioni di un voto al Pd da sinistra. Non cerco e non voglio scissioni. Lavoro per un partito che riscopra il gusto del rispetto verso l’altro».
Se si perdesse in Campania e Liguria teme rappresaglie nel Pd? Qualcuno già comincia a parlare di espulsioni...
«Continuo a credere in un risultato pieno. Quanto al termine rappresaglia non deve figurare nel vocabolario del Pd e della sinistra. Le espulsioni poi lasciamole ad altri. Se fosse questo lo stile del nuovo corso ci sarebbe più di un motivo di allarme».
Se lei fosse un elettore campano voterebbe De Luca, ha dichiarato in un’intervista al Fatto. Allora che valore ha il giudizio dell’Antimafia?
«Io sono un elettore del Pd e voglio che il mio partito vinca sui valori e sulle politiche della destra. In Campania non avremmo dovuto trovarci in una situazione che è frutto di approssimazione e dilettantismo. Detto ciò De Luca si trova in quell’elenco per un abuso d’ufficio del ’98 per il quale lui stesso ha rinunciato alla prescrizione e questo conta. Rimane un pasticcio che quella grande regione non meritava e che andrà risolto presto e bene».