domenica 31 maggio 2015

La Stampa 31.5.15
L’inattesa corsa dei partiti a dare una mano al redivivo Grillo
di Marcello Sorgi


All’ultima curva, anzi fuori tempo massimo, dato che ieri si era già in silenzio elettorale, Renzi si smarca - vincere o perdere con De Luca in nessun caso sarebbe entusiasmante - e dice che queste elezioni regionali per cui oggi si vota non saranno un test su di lui.
Forse avrebbe dovuto dire che non saranno solo un test su di lui, nel senso che ci sono sette, tra partiti e pezzi di partiti, che si giocano il destino, in questa tornata.
Detto del premier, e della minoranza Pd che punta a infliggergli una delusione, passiamo a Berlusconi, che solo in Liguria e Umbria è riuscito a rimettere insieme tutto il centrodestra e nella prima delle due corre con Toti, a suo tempo delfino designato.
Se Salvini, che ha la vittoria in tasca in Veneto, lo supererà come numero complessivo di voti, il sogno di essere il regista della nuova «Unione dei moderati» tramonterà, per l’ex-Cav.
Quanto all’altro Matteo, che punta a sorpassare Forza Italia, dovrà battere anche Grillo: non c’è niente di peggio in questo giro che prelude alla sperimentazione dell’Italicum, che arrivare terzi.
Dentro il campo del centrodestra a giocare in proprio sono anche Alfano e Fitto. Il primo è al governo con Renzi e deve dimostrare di avere un ruolo anche senza o in alternativa a lui: sta con Tosi in Veneto e con Schittulli (e ancora con Fitto) in Puglia. Il secondo, dopo la scissione da Forza Italia, ha dato al suo movimento l’ambiziosa sigla «Oltre». Entrambi devono provare ad avere una consistenza elettorale che non sfiguri con quella leghista e sia almeno equivalente a quello del peggior risultato annunciato dell’ex-Cav. Di qui, se ci riusciranno, partirebbe la scommessa della successione al leader storico del centrodestra.
Resta da dire di Grillo. L’uomo simbolo di M5s si era accostato piuttosto svogliato alle regionali, terreno assai impervio per un movimento che non cerca alleanze, fa dell’intransigenza il suo connotato più riconoscibile e difficilmente, quindi, può ambire a vincere nelle regioni. Ecco perché si era tenuto defilato, lasciando ai giovani del suo direttorio di condurre la campagna, per la prima volta anche in tv e nei talk-show. Ma a furia di guerre interne al centrosinistra e al centrodestra, di liste degli impresentabili, di ineleggibili candidati a viva forza, imputati, processati e malgrado questo difesi allo stremo come De Luca, hanno fatto di tutto fino all’ultimo per farlo vincere. Cercherà di non deluderli.