La Stampa 28.5.15
Migranti, l’ Ue vara il piano ma cresce la fronda tra i Paesi
Molti Stati contrari alla redistribuzione dei profughi già arrivati in Italia
di Marco Zatterin
L’ultima notizia arriva con l’ultima battaglia. La Commissione Ue propone che la redistribuzione dei 24 mila migranti «italiani» che hanno diritto alla protezione possa essere retroattiva, dunque che possa riguardare gli arrivati dal 15 aprile in poi, non a partire dall’entrata in vigore del provvedimento (luglio) come prevedevano le bozze. E’ un segnale importante, anche perché la tragedia dei quasi mille morti nel mare di Libia ha la data del 18 aprile. Roma potrà scegliere come spalmare sui due anni del piano di emergenza i profughi da ricollocare secondo criteri vincolanti. Per la prima volta, l’Ue costringe i suoi stati alla solidarietà per accogliere chi ne ha bisogno davvero. I clandestini, ha ricordato il responsabile agli Interni Dimitris Avramopoulos, «dovranno comunque essere rispediti indietro».
Accoglienza fredda
Messaggio forte, ma non abbastanza. Il testo varato ieri dall’esecutivo è stato discusso nel pomeriggio dai rappresentanti degli stati membri. Accoglienza fredda, stando a più fonti. Un conteggio parla di sette capitali favorevoli, mezza dozzina dubbiosi, tre che non hanno preso la parola (fra cui il Belgio), «otto-nove» che avrebbero pesanti perplessità se non contrarietà, soprattutto nel nome dell’approccio volontario. D’accordo i tedeschi. Incerti spagnoli e polacchi, negativi gli ungheresi, titubanti i lussemburghesi. I francesi hanno detto di non avere istruzioni. «Sarà dura, ma le posizioni sono mobili», dice un diplomatico.
«C’è ancora molto da fare», aveva concesso in mattinata Avramopoulos che, insieme con l’Alto rappresentante Federica Mogherini, ha condotto le danze verso la cosa più simile a un politica comune dell’Immigrazione che l’Europa abbia mai avuto. Il greco ricorda tuttavia che un anno fa c’era solo Mare Nostrum, «missione di successo» che gli italiani pagavano da soli. Ora, c’è Triton, operazione di «search & rescue» rafforzata e finanziata dall’Ue (100 milioni) che vigila sulla frontiera Sud per ridurre al massimo il numero degli affogati.
Il segretario dell’Onu
Ha avuto coraggio la Commissione a mettere sul tavolo la sua Agenda, a fissare i criteri d’emergenza per ricollocare «a forza» 40 mila migranti arrivati sulle coste italiane e greche (principalmente etiopi e siriani), nonché di accogliere e distribuire 20 asilanti oggi fuori dai confini comunitari. «L’Europa ha bisogno dei migranti, per questo vi incoraggio a essere all’altezza degli standard che avete stabilito per voi e per il mondo», ha avvertito all’Europarlamento il segretario Generale dell’Onu, Ban Ki-moon. Bruxelles accetta la sfida, consapevole dei limiti. Pochi 40 mila? «Meno non aveva senso, più non sarebbe accettato», confessa Avramopoulos.
I controlli
L’altra faccia della medaglia sarà la stretta sui controlli. Posto che ci sono 240 milioni a sostegno del piano, avremo «monitoraggi sulla raccolta delle impronte in Italia e Grecia». Arriveranno dei team di assistenza sul campo, il che al Viminale non piace troppo. Era inevitabile. La solidarietà impone responsabilità. E gli altri vogliono esser certi che i controlli italiani non abbiamo buchi. Cosa che, in passato, non è sempre accaduta.