giovedì 28 maggio 2015

La Stampa 28.5.15
Culle sempre più vuote
L’Italia è un Paese sterile
Due coppie su 10 non riescono a diventare genitori in modo naturale
Stili di vita sbagliati e malattie rendono più difficile fare figli
di Paolo Russo


Che stiamo sempre più invecchiando lo sapevamo già. Colpa di un welfare poco generoso con chi decide di metter su famiglia, si è sempre detto senza sbagliare. Ma siamo anche un paese sterile e che nemmeno sa di esserlo. A svelarlo è il documento che i super-esperti nominati dal Ministro Lorenzin hanno allegato al Piano nazionale per la fertilità, presentato proprio ieri in streaming dalla titolare della Salute. In attesa di partorire a giorni due gemelli.
Mamme a 40 anni
Oramai due coppie su 10 hanno difficoltà a procreare per vie naturali. Solo 20 anni fa erano la metà. E non si creda che il problema riguardi solo le donne. Anche i maschi non sono più fertili come un tempo, dato che la loro produzione di spermatozoi si è dimezzata nell’ultimo mezzo secolo. E poi c’è il fattore età. Corpi sempre più modellati dal fitness e dalle diete ci hanno fatto illudere che anche le lancette della fertilità potessero fermarsi. Ma non è così, perché sopra i 35 anni nel caso delle donne, i 50 per gli uomini le capacità di procreare si riducono al lumicino. A saperlo però sono meno della metà degli italiani. Così si tenta di fare figli sempre più in la negli anni. Tant’è che dal 2012 le mamme over 40 sono raddoppiate, passando dal 3,1 al 6,2% e l’età media del parto è salita a 32 anni. La più alta d’Europa, dopo Spagna e Irlanda. Tanto il documento che il Piano nazionale si guardano bene dal demonizzare la procreazione assistita, «che può aiutare la fertilità naturale ma non sostituirla». Però si ricorda che anche qui l’età ha il suo peso, visto che dopo i 40 le possibilità di procreare sono del 10-15%, dopo i 43 quasi nulle. Anche se la maggioranza delle donne che ricorrono alla provetta sono proprio negli «anta». Infine, ma non da ultimo, ci sono le malattie, che se trascurate o non prese per tempo rendono infertili. «Dati allarmanti indicano un aumento delle malattie sessualmente trasmissibili tra i giovani e in particolare gli under 20», ha ricordato la Lorenzin, sottolineando che il Piano prevede campagne di informazione ad hoc per i ragazzi.
Patologie curabili
Ma le cause «sanitarie» dell’infertilità sono molte altre: disfunzioni agli ovuli, fibromi all’utero, endometriosi, patologie tubariche, varicocele o ritenzione testicolare per gli uomini. Tutte patologie che possono essere curate senza dover rinunciare a fare figli, purché vengano riconosciute e prese per tempo. Anche il tumore è causa di infertilità. Oggi sempre più spesso dal cancro si guarisce, ma quando la chemio ha azzerato le possibilità di procreare. Basterebbe ricorrere alla crioconservazione di ovuli e spermatozoi al momento della diagnosi. Ma in quei momenti pochi ci pensano, dottori compresi. Per questo il Piano fertilità prevede estese campagne di informazione e formazione.
Prevenzione
Ma anche e soprattutto che gli accertamenti necessari a prevenire le malattie killer della fertilità siano a totale carico dello Stato. Poi medici di famiglia e pediatri, ma anche ginecologi e operatori dei consultori dovranno informare i cittadini. E per farlo è previsto che anche i dottori ripassino un po’ la materia con 3 corsi l’anno, che faranno anche punteggio per la carriera. Il tutto supportato dal prolungamento a 5 anni del «bonus bebè» e da campagne mediatiche che culmineranno nel «Fertility day» del 7 maggio. Il mese della donna. Che per tornare a far figli, oltre a una sanità amica, avrebbe pur sempre bisogno anche di un welfare un po’ più generoso.