Corriere 28.5.15
(In)fertilità
Una coppia su cinque in Italia non riesce a procreare
Il calo di nascite non è più compensato dai migranti. Lorenzin: malattie sessuali in aumento tra i giovani
di Margherita De Bac
ROMA I gorilla occidentali compaiono ai primi posti nella lista rossa curata dagli zoologi dell’Iucn, l’Unione internazionale per la conservazione della natura. Vivono, meglio dire sopravvivono, nell’Africa equatoriale e sono collocati dagli esperti al livello di «pericolo critico», il penultimo nella scala del rischio di estinzione. Lo stesso potrebbe essere detto degli italiani se esistesse la classifica delle popolazioni maggiormente minacciate dalla prospettiva di essere messa in netta minoranza. Scenario apocalittico? No, se si analizzano i dati contenuti nel Piano nazionale fertilità presentato ieri, in collegamento video, dalla ministra della Salute Beatrice Lorenzin, prossima a un parto gemellare con cui intende contribuire simbolicamente al rilancio delle nascite.
Le culle si svuotano, una coppia su cinque ha difficoltà a procreare per vie naturali, nel 2013 i nati sono stati 508 mila, nel 2008 erano 64 mila di più. È come aver «perso» ogni anno 12 mila bambini. Bilancio ancora più negativo se si considera che nel numero sono compresi i cittadini extracomunitari, più prolifici.
Il problema maggiore del nostro Paese insomma è la mancanza di ricambio generazionale. Lo si va denunciando da tempo, ma adesso per la prima volta un governo si mette in azione per tentare qualcosa di concreto con un atto di programmazione condiviso da diversi ministeri, oltre a quello della Salute quello dell’Istruzione. Pediatri, ginecologi, medici di famiglia e altri attori della sanità pubblica hanno lavorato su questo documento che prevede una serie di interventi a breve e lunga scadenza per invertire la curva demografica.
Obiettivo, la prevenzione della fertilità. «Siamo sotto la soglia per la conservazione della specie, come i gorilla — azzarda il paragone Andrea Lenzi, presidente della società italiana di endocrinologia, uno degli autori del Piano —. Le malattie che causano la difficoltà o l’impedimento a procreare diventano prioritarie come quelle oncologiche, croniche e cardiovascolari». E spiega: «Oggi nascono 1,39 bambini per donna, per garantire il ricambio dovrebbero essere 2,1. È un problema non solo economico, ma anche culturale e di informazione». Il primo passo è stato il bonus di 80 e 160 euro per la nascita di figli in famiglie a basso reddito, su iniziativa della ministra Lorenzin (il modulo per la richiesta è scaricabile sul sito Inps).
Nel Piano la fertilità viene collocata al centro delle politiche sanitarie. La rete della prevenzione è basata su consultori, che andranno potenziati di personale e fatti conoscere, studi di medici di famiglia e pediatri. Il terminale sono le strutture di medicina e chirurgia della fertilità negli ospedali «in numero limitato, geograficamente equilibrato», così come i centri di oncofertilità. Oggi è infatti possibile far congelare ovociti e spermatozoi prima di una terapia antitumorale per cercare di avere figlio dopo la guarigione, con l’aiuto della fecondazione artificiale.
Tra le altre azioni sono previste campagne di informazione pubbliche e nelle scuole: la ministra Lorenzin ha infatti sottolineato i «dati allarmanti che indicano un aumento delle malattie sessualmente trasmissibili tra i giovani e in particolare gli under 20, malattie che mettono a serio rischio la fertilità futura dei ragazzi». E ancora corsi di formazione, con una cadenza di tre volte l’anno, organizzate dalle Asl per medici di famiglia e pediatri, oltre che incontri con i cittadini.
Le donne, prosegue Lenzi, devono avere bene in mente che «l’età fertile è massima tra 20 e 30 anni poi decresce in modo repentino dopo i 35, fino ad essere prossima allo zero già diversi anni prima della menopausa». Persiste la convinzione che la maternità possa essere rimandata grazie alle tecniche di procreazione medicalmente assistita dove invece le percentuali di successo sono bassissime già tra 35 e 40 anni e si riducono al lumicino con l’aumento dell’età.
Circa il 40% delle cause di infertilità riguardano le donne, un altro 40% gli uomini, il 20 ambedue. Tra le «specie» a rischio di estinzione gli spermatozoi: negli ultimi 50 anni si sono ridotti nella metà. Le malattie maschili venivano intercettate con la visita obbligatoria di leva. Ora che questo filtro è caduto bisogna far capire ai genitori l’importanza di accompagnare i figli da ginecologo e andrologo.