martedì 26 maggio 2015

La Stampa 26.5.15
“Il sistema va bene per i casi meno gravi, ma con gli altri è un fallimento”
 di Fla. Ama.


Su quale sia il tipo di docente più adatto agli studenti con disabilità Carlo Hanau, professore di Statistica Medica e direttore del Master “Tecniche comportamentali per i bambini con autismo” all’Università di Modena e Reggio non ha dubbi.
Professori super-specializzati o insegnanti che appena possono lasciano il sostegno per andare a occupare la cattedra di italiano o matematica che si è liberata?
«Guardi, non hanno dubbi nemmeno gli insegnanti che oggi si occupano del sostegno nelle classi italiane. Da 5 anni tengo un corso sulle tecniche per i bambini con autismo. Ho avuto 2500 iscritti a cui si aggiungono gli uditori. In queste cifre c’è già la risposta alla necessità di specializzazione che c’è in Italia. Molti di quelli che frequentano i miei corsi sono gli stesi insegnanti che nelle classi non sanno che pesci prendere con alcuni tipi di disabilità. I corsi che frequentano non bastano, non può andar bene la stessa formazione per occuparsi di un sordo, un down, un autistico».
In molti ritengono che il sistema dl sostegno italiano sia fra i migliori al mondo. Non è così?
«Dipende. Per i disabili gravi non è così perché ci vogliono tecniche che non tutti gli insegnanti conoscono. Per i disabili lievi, invece, il sistema funziona, in quel caso basta che stiano insieme agli altri perché si realizzi l’inclusione».
Che percentuale di successo ha l’inclusione dei disabili in Italia?
«Se ci riferiamo a disabilità come sordità o cecità funziona. Se ci riferiamo a disabilità come l’autismo siamo di fronte a un fallimento totale: il 99% di coloro che escono dalle scuole non entra nella società. Nel migliore dei casi viene inserito in una sorta di ghetto, una cooperativa sociale di tipo B, quelle in cui è prevista la presenza di almeno il 30% di lavoratori svantaggiati. E questo è il risultato che l’Italia ottiene spendendo il doppio degli Stati Uniti, che sono a loro volta fra i Paesi che investono di più».