domenica 24 maggio 2015

La Stampa 24.5.15
Spettro Podemos a Barcellona
“Inadeguati per il governo”
Colloquio con Joana Ortega, 55 anni, dal 2010 è vicepresidente del governo catalano
La vice di Mas: “Il loro programma è insostenibile”
di Enrico Caporale

«Podemos? Mi ricorda il movimento di Beppe Grillo. Grande entusiasmo iniziale, ottime intenzioni, ma poca sostanza. Il loro programma è economicamente impossibile». A parlare è Joana Ortega, vicepresidente del governo catalano. Classe 1959, in tasca la tessera di Convergència i Unió, coalizione di partiti che dal 2010 guida la Catalogna, da quando occupa gli uffici della Generalitat appoggia il presidente Artur Mas nella battaglia a favore del referendum per l’indipendenza. «Ma - dice - se dalle amministrative di domani risulterà che le forze indipendentiste hanno perso peso, il progetto andrà rimesso in discussione».
Significa che dovrete rinunciarci?
«Fin dall’inizio abbiamo detto che il progetto ha bisogno di un forte consenso, altrimenti si rischia di spaccare la società. La strada per l’indipendenza è difficile ed è necessario marcare il ritmo, questo può avvenire solo con una maggioranza solida».
Ma Podemos e Ciudadanos continuano a guadagnare consensi. Potrebbero far saltare tutto?
«Nonostante le origini catalane, Ciudadanos a Barcellona non ha troppo seguito. Per quanto riguarda Podemos, che qui si chiama Barcelona en Comú, il discorso è diverso. Il partito, rappresentato da Ada Colau, ex attrice convertita all’attivismo politico, mette insieme movimenti cittadini che prima non avevano rappresentanza. Si tratta di formazioni che derivano in gran parte dalla protesta del 15M. Hanno molta visibilità all’opposizione di Xavier Trias (il sindaco uscente di Convergència i Unió, ndr), ma mancano di stabilità per poter realizzare le proposte che mettono sul tavolo».
Tuttavia i sondaggi dicono che un’alleanza con loro sarà inevitabile...
«L’unica cosa certa è che quello di domani sarà un voto frammentato, quindi le alleanze saranno necessarie. L’importante è che non avvenga come in Andalusia, dove tutti sembrano essersi messi d’accordo affinché non ci sia un governo. Per noi la cosa fondamentale è che la dispersione di voti non impedisca la governabilità».
Invidiosa per la Scozia che ha votato il referendum?
«Inevitabile. Provo grande ammirazione per la Scozia, e anche per Cameron. Il loro è stato il modo giusto di agire».
Che cosa è andato storto in Catalogna?
«Il problema è che una questione politica ha trovato una soluzione giuridica. È impensabile che nel XXI secolo si finisca davanti a un giudice per aver difeso la democrazia. In Gran Bretagna sono stati capaci di confrontarsi, e alla fine tutti hanno guadagnato qualcosa. Cameron ha riconquistato Downing Street, e gli indipendentisti di Scozia hanno fatto il pieno di voti».
La Spagna dovrà dire addio al bipartitismo?
«Con il boom di Ciudadanos e Podemos l’epoca delle maggioranze assolute in Spagna è finita. Ma la Catalogna fa discorso a sé. Qui c’è sempre stata una forte disgregazione di forze politiche».