sabato 23 maggio 2015

La Stampa 23.5.15
“Spesso ci ammaliamo per i turni massacranti”
In sala operatoria anche 24 ore senza cambi
di P. R.


«È la nostra coscienza a trattenerci in corsia molte ore in più rispetto a quelle previste dal contratto, spesso nemmeno retribuite. Ma arrivati ad un certo punto le forze vengono meno e non ce la facciamo più». Ha la voce ed il volto segnato dalla stanchezza, la dottoressa Giuseppa Rita Pennisi.
Specializzata in chirurgia generale, è reduce dall’ennesima maratona di 16 ore in corsia nell’ospedale di Trapani: «Purtroppo per noi, dati i carichi di lavoro e l’esiguità del personale, spesso non abbiamo alternative e non otteniamo neppure nulla in cambio». Per la dottoressa e i tanti suoi colleghi sotto pressione ora però c’è uno spiraglio con la possibilità di ottenere un sostanzioso rimborso dallo Stato: «Molti medici non ne sono ancora informati, ma il pagamento degli straordinari è un nostro diritto e dobbiamo esercitarlo per ottenere quanto ci spetta». Di storie come queste ce ne sono migliaia in tutta Italia. Un recente studio del sindacato dei medici ospedalieri Anaao, lo ha anche certificato: Il 77,5% dei medici ospedalieri ritiene che la propria vita privata sia negativamente condizionata dalla attività lavorativa e addirittura il 22% non riesce ad avere una vita personale soddisfacente.
Straordinari eccessivi
«E come potrebbe esserlo se ogni giorno gestiamo più di 20 pazienti, facendo in media 13 guardie al mese e per le carenze d’organico, spesso, dobbiamo lavorare anche dopo il turno di notte», afferma il dottor Mario R. dopo una interminabile giornata trascorsa al pronto soccorso del Sant’Andrea di Roma. «Sa quante ore accumulo di straordinari al mese? Oltre 150...», dice Roberto L. che lavora al «Cardarelli» di Napoli ed è pronto a tuffarsi nei ricorsi: «La legge è dalla nostra parte e stiamo trovando supporto nelle stesse aziende sanitarie». Nel frattempo, però, l’incidenza dei turni massacranti sembra avere pesanti ripercussioni sulla salute dei camici bianchi: Il 40% riferisce di avere disturbi del sonno. Di questi quasi il 12,2% assume regolarmente farmaci anti-insonnia, il 34,2% presenta una sindrome della fase del sonno ritardata, il 6,2% addirittura narcolessia.
Risorse umane
«Esiste da tempo un utilizzo estremamente pesante delle risorse umane da parte delle aziende», afferma dottor Salvatore Vitale, otorinolaringoiatra siciliano, che poi aggiunge: «È molto importante cercare di recuperare quel che ci è stato tolto, almeno dal punto di vista economico, visto che noi medici, tra reperibilità e notti passate in ospedale, siamo stati sottoposti a turni massacranti». «Il numero di medici presente in un reparto – spiega Diego Piazza, presidente di Acoi, l’associazione dei chirurghi e capo dipartimento Chirurgia azienda policlinico-Ove di Catania - non viene stabilito dalla direzione generale ma risponde ad una legge dello Stato. Poi però vediamo che ci sono reparti con un solo chirurgo e mi chiedo come sia possibile far rispettare un orario di servizio adeguato, quando casomai su quattro medici a supporto del chirurgo due hanno la 104 e un altro ha un’invalidità per cui non può fare le notti». E se per i camici bianchi lavorare così è uno stress per i pazienti diventa un rischio.