La Stampa 20.5.15
Churchill-Mussolini, la moltiplicazione delle bufale
La leggenda del carteggio segreto tra i due statisti, smascherata fin dagli Anni 50, si propaga sul web
Un monumento alla credulità e alla disinformazione
di Mimmo Franzinelli
La leggenda dei rapporti segreti intercorsi durante il secondo conflitto mondiale tra Mussolini e Churchill, mentre Italia e Regno Unito si combattevano aspramente, è tra le più clamorose e fortunate invenzioni del dopoguerra. Un mito funzionale al trasferimento delle responsabilità dell’intervento italiano - deciso dal duce nella convinzione dell’imminente vittoria tedesca - sulla «perfida Albione», in chiave rigorosamente controfattuale e con l’ausilio di clamorose falsificazioni di documenti.
Decenni di tambureggiamento, con un’alluvione di articoli all’insegna dello scoop, hanno tramutato in senso comune una tesi bizzarra, che nessun studioso straniero prende sul serio, ma cui molti italiani credono.
L’operazione propagandistica, impostata per fini politico-ideologici negli anni della ricostruzione postbellica, ha arricchito i suoi artefici. Nella prima metà degli Anni Cinquanta, falsari e custodi del «tesoretto» - in primis il falsario milanese Aldo Camnasio e il faccendiere triestino Enrico De Toma - intascarono diversi milioni da Mondadori e Rizzoli, desiderosi di assicurarsi i documenti che riscrivevano la storia della recente guerra. I due maggiori editori italiani, accortisi poi della natura truffaldina di quel materiale, ne sospesero la pubblicazione.
Negli Anni Cinquanta e Sessanta sul fiabesco carteggio hanno ricamato i settimanali popolari Oggi, Gente, Domenica del Corriere, oltre a quotidiani ad ampia diffusione come La Notte. Ai servizi giornalistici si sono affiancati volumi dal taglio sensazionalista, sulla madre dei misteri italiani, con le più inverosimili (e ripetitive) teorie. Il testo-base per rilanciare il carteggio, accreditandolo agli occhi di molti lettori, è Dear Benito, caro Winston, scritto nel 1985 da Arrigo Petacco per Mondadori. Una monografia che nella sostanza (e a tratti persino nella forma) attinge a un raro libro del 1956: Storia di un fatto di cronaca, di Aldo Camnasio, ovvero dal falsario che per quell’imbroglio venne condannato in tribunale. Quel suo libro è ampiamente utilizzato da Petacco, ma - per una curiosa omissione - non è citato tra le sue fonti. Il punto, comunque, non consiste nella ricopiatura di parti della Storia di un fatto di cronaca, bensì nella veicolazione dell’impostura camnasiana da parte di un celebrato divulgatore di storia contemporanea.
La pagina di Wikipedia
Il più significativo riscontro sul persistente radicamento del mito lo fornisce la pagina di Wikipedia «Carteggio Churchill-Mussolini» (in cui è indicato, quale ultima modifica, il 27 marzo 2015). L’esistenza di un collaudato canale segreto tra i due statisti ufficialmente nemici è affermata come realtà incontrovertibile, con sofismi che coniugano la disinformazione con il bluff. Esemplare, a questo riguardo, l’incipit: «Nell’immediato dopoguerra, Churchill e i servizi segreti britannici si mossero con successo per recuperare gli originali e gran parte delle copie del carteggio. Pertanto, poiché tale documentazione è ancora inaccessibile agli storici o è andata distrutta, è azzardato definirne il contenuto, pur essendone state formulate numerose ipotesi e ricostruzioni».
Segue l’acritica sintesi dei teoremi escogitati dai «creduloni del carteggio», in prevalenza fantasiosi giornalisti o storici dilettanti i cui testi sono elencati in calce al lemma (Andriola, Campini, Festorazzi, Garibaldi, Giuliani Balestrino, Zanella...). Non viene prospettato alcun dubbio sull’esistenza dei «documenti segreti», con straordinaria prova di faziosità e di credulità. Si sostiene che quegli importantissimi documenti passarono per le mani di familiari del duce, di ministri, di ambasciatori, di banchieri, di prefetti, di agenti segreti, di partigiani comunisti e non... appartenenti a varie nazionalità (italiana, svizzera, inglese, giapponese...). Nessuno, di quella folta compagnia, riuscì a salvare anche solo una lettera, poiché una perfida congiura fece sparire ogni reperto.
Un mantra dietrologico
Chi ha creato e modificato una voce così faziosa e irrispettosa della realtà, in stridente contrasto con l’affidabilità del sito? La risposta è suggerita dalle argomentazioni a senso unico: qualche volonteroso affiliato alla compagnia di giro che usa quei documenti fasulli come cavallo di battaglia. È un reperto disinformativo che non fa onore a Wikipedia, poiché prosegue e moltiplica la manipolazione avviata con metodi artigianali nell’immediato dopoguerra da agguerriti manipoli filomussoliniani.
Oltre a utilizzare strumentalmente Wikipedia come autorevole pulpito per le loro menzogne, gli assertori del carteggio gestiscono un imponente numero di siti. Digitando «Carteggio Churchill-Mussolini» su di un qualsiasi motore di ricerca, si evidenziano migliaia di schede che, in stragrande prevalenza, sciorinano la storia delle borse di Mussolini e delle astute trame churchilliane per riprendersi gli epistolari. Google fornisce ben 18.600 siti sul carteggio segreto, con le versioni più strampalate e inaffidabili. È un monumento alla credulità, che dimostra la straordinaria capacità del web di moltiplicare il falso, legittimandolo.
Il carteggio segreto Churchill-Mussolini è una leggenda metropolitana all’insegna del «verosimile», un mantra dietrologico e autoconsolatorio che pretende di trasformare la tragedia bellica in un giallo nel quale il duce è vittima delle macchinazioni britanniche.