La Stampa 14.5.15
Le sorelle Bucci, memoria di chi è stato dentro l’abisso
di Elena Loewenthal
Al Salone ci sono quest’anno l’Italia delle Meraviglie, un Peese ospite vicino e lontano al tempo stesso, c’è la solita – meravigliosa anch’essa – festa del libro. Ma c’è anche un filo rosso che lega molti incontri fra voci e parole e che non è certo casuale: la Shoah come passato che non passa. Presenza scomoda in un presente che tutti ci riguarda. Più che mai quest’anno in cui l’incontro con un’altra lingua e un altro mondo letterario vede per protagonista la Germania. Ma la Shoah non è soltanto storia tedesca né tanto meno del popolo ebraico: è storia di tutti e la condivisione di quel passato comincia e ha per protagonisti le parole, i libri.
Pagine di memoria. Storie, voci e racconti da Auschwitz-Birkenau è un ciclo di tre incontri dal tenore e dai protagonisti diversi, un invito all’ascolto che non mancherà di dare i suoi frutti. Si comincia giovedì alle 14 in Sala Azzurra con la presentazione del libro di Halina Birenbaum, La speranza è l’ultima a morire. Sabato alle 13,30 allo spazio Book incontro con Bogdan Bartnikowski, autore de L’infanzia dietro il filo spinato, dove interverrà fra gli altri il Sindaco Fassino. Lunedì alle 14 in Sala Blu Se chiudo gli occhi muoio, instant book frutto della collaborazione fra La Stampa e il Museo del campo di sterminio.
Ma la memoria della Shoah non è ormai soltanto racconto diretto, dalla viva voce di chi è stato dentro l’abisso ed è tornato. Ricordare significa anche narrare, tentare di scendere a patti con quell’esperienza storica estrema attraverso il racconto. In Mi ricordo Paola Capriolo (giovedì alle 17 al Caffè Letterario) si accosta a quella memoria in un romanzo d’intimità, dove l’inesprimibilità dell’orrore sta tutta nel non detto, in ciò che la scrittura nasconde.
Più che mai su temi come questi la scrittura è inevitabile mediazione fra l’indicibile e l’imperativo della memoria. Del resto Primo Levi diceva che l’esperienza «vera» di Auschwitz è di quei milioni che vi sono rimasti sommersi: abisso di silenzio. La sua condizione di salvato è però per tutti noi il canone della narrazione e del ricordo: venerdì alle 10,30 in Sala Rossa si parolerà di Primo Levi tradotto e traduttore, con Ann Goldstein e Domenico Scarpa.
Tatiana e Andra sono invece viva voce della memoria: avevano 4 e 6 anni nell’aprile del 1944, quando entrarono ad Auschwitz, e oggi alle 16,30 saranno in Sala Rossa insieme a Mario Calabresi e a Umberto Gentiloni Silveri, autore di Bombardare Auschwitz. Un tema che ancora oggi, a settant’anni di distanza, brucia tremendamente.
Questi ed altri fra gli incontri al Salone dedicati alla memoria della Shoah formano uno dei tanti possibili percorsi di lettura e visita fra i libri. Sono soprattutto un’istanza di riflessione che, in questa edizione con la Germania per paese ospite, sfugge provvidenzialmente alla retorica della celebrazione (quanto è giusto parlare di Shoah non soltanto nel Giorno della Memoria!) e propone invece un utile cammino di approfondimento.