La Stampa 14.5.15
Voci vive dall’Olocausto
I sopravvissuti sono sempre meno, Francesca Paci ne ha raccolto le testimonianze in “Se chiudo gli occhi muoio - Voci di Auschwitz”
di Francesca Paci
Alberto Sed aveva appena finito di rispolverare i più dolorosi tra i suoi ricordi per l’e-book edito da La Stampa, Se chiudo gli occhi muoio. Voci da Auschwitz (in vendita su Amazon e sui principali store on line a 1,99 euro) quando è stato ricoverato all’ospedale israelitico di Roma. Ora sta bene, per fortuna. Ma i sopravvissuti ai lager sono sempre meno. «Entro la fine di questo decennio processi come quello a Oskar Groning non saranno più possibili» scrive su Eutopia Magazine lo storico Matthias N. Lorenz, commentando l’udienza contro il 93enne «contabile di Auschwitz» apertasi il mese scorso a Lüneburg. La Memoria è una variabile indipendente della Storia: allinearle (almeno un po’) è l’obiettivo di questo Salone del Libro. Ed è anche quello del nostro e-book, realizzato con l’aiuto dei ragazzi del Treno della Memoria e Terra del Fuoco di Torino e presentato lunedì alle 14 al Salone dal direttore Mario Calabresi: cinque interviste con testimoni diretti dell’orrore che i negazionisti si allenano da tempo a sminuire, in attesa di scatenarsi con il campo sgombro dai «io c’ero».
Il Museo Statale di Auschwitz-Birkenau custodisce un archivio infinito di vite, tutte uguali e tutte diverse. Molte sono diventate libri o film famosi, alcune sono state pubblicate in poche copie dall’archivio stesso, la maggior parte restano tutt’ora inedite. «Pensavo che raccontare avesse uno scopo terapeutico ma invece non ha funzionato, oggi sebbene sia pesante parlo per contrastare i negazionisti» ci dice l’83enne Bogdan Bartnikowski, ex bambino di Auschwitz, uno dei più giovani sopravvissuti. Descrive come se fosse qui ora il ragazzino zingaro che sapendo di avere le ore contate lo implorò di prendersi cura della sorellina di 2 anni e provò a passargliela attraverso il filo spinato. Descrive la piccola con le braccia tese e poi il nulla, fumo nero, cenere e lei polverizzata dalla corrente elettrica azionata al volo dai nazisti: «Avevo già visto tantissimi morti, la morte era ovunque a Birkenau. Ma quella bimba era viva, era lì e un secondo dopo non c’era più, era diventata ancora più piccola, bruciata». Verrà il giorno in cui queste persone saranno solo ciò che hanno raccontato, scritto, registrato. E ogni parola raccolta sarà acqua nel deserto.