mercoledì 13 maggio 2015

La Stampa 13,5.15
La scommessa azzardata del segretario Pd
di Marcello Sorgi


Anche se ha interrotto un lungo periodo di incomunicabilità, l’incontro, a dir poco interlocutorio, tra governo e sindacati per cercare un’intesa sulla riforma scolastica, non vuol dire che Renzi abbia deciso di frenare. E i leader di Cgil, Cisl e Uil, che hanno lasciato Palazzo Chigi senza nascondere le loro perplessità, hanno capito che la scuola rischia di trasformarsi - dopo la riforma del Senato, il Jobs Act e l’Italicum - nel nuovo terreno di scontro su cui il premier proverà ad affermare la volontà riformatrice del governo. Contro quella che ieri, in un forum con «Repubblica Tv», ha definito la «sinistra masochista», che, a giudizio di Renzi, ama perdere, ed anzi proprio in Liguria, mettendo in pista un candidato contro quella ufficiale del Pd, prova a far vincere Forza Italia.
A questo scopo l’offerta fatta ai sindacati riguarda solo alcuni meccanismi della riforma, ma in nessun caso Renzi è disposto ad accettare di stralciare le centomila assunzioni di precari dal resto della legge, come appunto avevano chiesto i sindacati. Inoltre i deputati Democrat sono stati precettati per il fine settimana, per arrivare entro lunedì ad approvare in prima lettura la riforma alla Camera. Va da sé che chi sceglierà di opporsi dirà no, non solo alla «buona scuola», com’è intitolato il disegno di legge del governo, ma anche alle assunzioni dei precari e all’investimento di 3 miliardi in tutto il settore.
Una scommessa azzardata. Ma perfettamente in linea con la partita che Renzi sta giocando dentro e fuori la sinistra. In altre parole il premier è convinto che accanto a quelli che resistono al cambiamento c’è un pezzo di società - in questo caso i giovani laureati non rappresentati dal sindacato - che spinge per eliminare i rigidi meccanismi di protezione che finora hanno governato il sistema scolastico, creando anche molte delle incongruenze che la riforma vorrebbe superare.