Corriere 13.5.15
I timori del leader sul bacino pd: Camusso dirà sempre no
Professori, pensionati e statali - la base sociale del Pd - sono in allarme.
Il premier e i timori alla vigilia del voto a meno di 20 giorni dalle Regionali
ROMA È un combinato disposto a dir poco preoccupante: a meno di venti giorni dalle elezioni regionali, professori, dipendenti del pubblico impiego e pensionati — in poche parole, le categorie che costituiscono la base sociale del Pd — sono in allarme. E questo è un problema, anche se Matteo Renzi ostenta la sicurezza di sempre, forte di alcuni sondaggi che rivelano, per esempio, come le famiglie degli studenti siano in maggioranza a favore del governo e contro i sindacati.
Del resto, la scuola, per il premier, è fondamentale. Ieri l’incontro con i sindacati è andato male, ma Renzi ha dato mandato ai suoi di non interrompere i rapporti, soprattutto quelli con la Cisl e di sondare, pure oggi, sia Annamaria Furlan che Susanna Camusso.«Continuare a trattare», è stata la sua parola d’ordine. «Probabilmente — ha spiegato ai collaboratori — la Camusso ci dirà sempre di no, ma la Cisl mi sembra abbia un atteggiamento diverso».
Però il premier, almeno in questo momento, non vuole aprire il fuoco nemmeno contro la Cgil, sebbene la dia già per persa, convinto com’è che Camusso abbia una «posizione pregiudiziale nei miei confronti». «Io — ha spiegato Renzi ai fedelissimi — non voglio fare polemiche con lei, ma non sopporto chi strumentalizza gli studenti e i docenti, chi pensa di alimentare divisioni sulla pelle della scuola».
Ma il premier sa che questa partita con la leader della Cgil non sarà facile. Ha visto che in Veneto quel sindacato lavora contro Alessandra Moretti e che si sta adoperando in tutta Italia per mobilitare contro il governo quella che è da sempre la base sociale del Pd.
Nella Cgil l’atteggiamento di Camusso non è condiviso da tutti. Non è piaciuta la rivolta anti Renzi e anti Moretti orchestrata sui social network. Pezzi importanti di quel sindacato non nascondono le loro perplessità, basti pensare a Carla Cantone, numero uno della Spi Cgil.
Ma ormai la Camusso è partita alla guerra e con lei sono partiti alcuni ex ds. Un nome per tutti? Lo fa lo stesso Renzi: Massimo D’Alema. Il premier è convinto che c’è chi, nel Pd, stia provando a indebolirlo nelle urne: «C’è gente che non accetta ancora il risultato delle primarie che mi hanno eletto segretario e cerca una rivincita nelle urne di maggio». I renziani spiegano così l’attivismo di una parte del Pd, a cominciare da D’Alema che l’altro ieri, in Calabria, ha spiegato che «deve vincere la sinistra, non uno solo». Quasi a dire, sostengono i supporter del premier, «che è meglio non votare il Partito democratico di Matteo». Il premier ritiene che questo sia un tentativo disperato, ma comunque portato avanti con grande forza: «Sanno che vinciamo anche le Regionali e vogliono fare del male al Pd» .
Renzi è sicuro che ci sia un solo modo per chiudere questo confronto con un pezzo del partito e della sinistra, e non riparlarne più: «Conquistare sei Regioni su sette».
Con un risultato del genere, attaccarsi alle percentuali ottenute dal Pd, sfruttando il fatto che vi sono molte liste civiche che toglieranno voti al partito, sarà un esercizio inutile. E Renzi potrà andare «avanti» con «le riforme», perché «ne abbiamo da fare ancora altre». A quel punto, anche il Senato — è opinione del premier — diventerà meno insidioso, «perché Forza Italia, dopo il risultato delle Regionali, scoppierà e ci sarà la fila di quelli che vorranno sostenere il governo».