domenica 17 maggio 2015

Il Sole Domenica 17.5.15
Vienna
Wally dagli occhi blu
Al Leopold Museum i capolavori di Egon Schiele visti attraverso lo sguardo della modella Neuziel che posò molto per lui
di Flavia Foradini


Illuminare la breve vita di Egon Schiele attraverso la sua modella preferita, Wally Neuziel, è un’operazione che consente di comprendere meglio la fase produttiva più intensa e proficua dell’artista austriaco falciato nel 1918 dall’influenza spagnola, a 28 anni. Al tempo stesso, immergersi nell’altrettanto breve parabola esistenziale della giovane donna morta di scarlattina nel 1917 sul fronte dalmata, dove si era arruolata come infermiera, permette sguardi interessanti sulla Vienna del primo Novecento, sui gusti, sulle tendenze, sulle aspirazioni di quel crogiolo multietnico e tanto prolifico per le arti, che fu la metropoli danubiana prima della dissoluzione della monarchia.
Certamente per il Leopold Museum, che di Schiele possiede la maggiore collezione al mondo, considerare il pittore attraverso lo sguardo di Wally è un’efficace chiave di lettura per proporre sia opere cruciali, sia lavori del tormentato espressionista, raramente esposti.
E naturalmente, al centro della mostra aperta fino al 7 settembre col titolo «Wally Neuziel - la sua vita con Egon Schiele», forte di 200 fra opere e oggetti provenienti anche da collezioni private, vi è il ritratto di Wally firmato da Schiele nel 1912. Fu proprio il sequestro di quel quadro a New York nel gennaio 1998 a dare il via all’onda lunga di celebri processi di restituzione di opere razziate durante la Seconda Guerra Mondiale e a fornire determinanti impulsi alla creazione degli 11 princìpi di Washington, cui dal dicembre 1998 si ispirano 44 stati per dirimere cause legate a beni sottratti durante il nazismo.
Esposto in una mostra al Museum of Modern Art, quel piccolo dipinto ad olio, acquisito negli anni ’50 da Rudolf Leopold grazie ad uno scambio con un’altra opera del Belvedere, era stato infatti reclamato dagli eredi di Lea Bondi-Jaray, proprietaria del ritratto prima della guerra. Solo dopo 12 anni di un profluvio di perizie e parcelle, nel 2010 un accordo stragiudiziale da 15 milioni di euro aveva suggellato il ritorno di Wally al Museo Leopold: una sorta di risarcimento ai proprietari originari per le persecuzioni subìte durante il Terzo Reich e un costosissimo riacquisto dell’opera da parte del collezionista viennese, per una colpa non commessa eppure moralmente pesante come un macigno.
Ignara della querelle giudiziaria che quel suo volto dai grandi occhi azzurri, immortalato da Egon, avrebbe prodotto ai nostri giorni, nel 1909, all’età di 15 anni Wally Neuziel si era trasferita a Vienna dalla provincia per guadagnarsi da vivere. Come tante attraenti fanciulle senza tranquilli orizzonti famigliari ed economici, era finita nella zona grigia dell’esercito di modelle per gli artisti figurativi, che da ogni angolo dell’impero erano affluiti nella capitale e si servivano di giovani ragazze «come uno stimolante qualsiasi. Come l’alcol, la nicotina o il caffè», osservava lo scrittore Egon Friedell.
Prima di essere ingaggiata nel 1911, all’età di 17 anni, dal ventunenne Schiele e comparire per la prima volta su una sua tela, Wally aveva posato per Gustav Klimt.
E anche quando nel 1915 Schiele decise di lasciarsi alle spalle la musa e compagna di vita, per un matrimonio “vantaggioso” con la borghese Edith Harms, le cronache raccontano che Wally avrebbe posato nuovamente per un quadro di Klimt. Negli ultimi giorni della seconda guerra mondiale, quel dipinto bruciò assieme a molte opere della collezione Lederer nel rogo appiccato da un manipolo di SS al castello austriaco di Immendorf. Una foto precedente al misfatto aveva però immortalato quel ritratto, entrato nei libri di storia dell’arte come Wally Neuziel di Gustav Klimt: «Abbiamo studiato approfonditamente quell’immagine e possiamo escludere si tratti della Wally di Schiele – ci spiega tuttavia Diethard Leopold, co-curatore della mostra assieme a Stephan Pumberger e Birgit Summerauer – quel nome era molto frequente, e le caratteristiche fisiche della donna raffigurata sono assai diverse».
Grazie a documenti, lettere, fotografie, cronache del tempo, la mostra è stata l’occasione anche per approfondire ulteriori retroscena. Centrali rispetto ai materiali informativi esposti sui quattro anni trascorsi insieme da Wally e Egon, sono capolavori indiscussi, come il dipinto Cardinale e suora (1912), Uomo e donna (1914), o ancora Morte e fanciulla (1915), che tematizza il momento della separazione dei due giovani. E tanti disegni e acquerelli, fra cui spiccano Wally con blusa rossa e ginocchia raccolte (1913) a Coppia di amanti (1914-15). Vi è naturalmente pure una lunga serie di illuminanti autoritratti di Schiele in quel periodo, e i suoi paesaggi di Krumau, il paesino ceco dove Egon e Wally avevano cercato di stabilirsi, suscitando l’indignazione della popolazione per il loro ménage troppo controcorrente.
Wally Neuziel - la sua vita con Egon Schiele, Vienna, Leopold Museum fino al 7 settembre. www.leopoldmuseum.at