venerdì 8 maggio 2015

Il Sole 8.5.15
Maxi-ordine per il sistema difesa
Commessa della Marina da 3,5 miliardi a Fincantieri (2,3 miliardi) e Finmeccanica (1,2 miliardi) per costruire sette navi
Bono: forte impatto industriale. Moretti: valorizzeremo la nostra tecnologia navale
di Celestina Dominelli


ROMA Che la firma fosse nell’aria lo si era intuito a chiusura dei risultati del 2014 con il gruppo triestino che, ricordando i 5 miliardi di “soft backlog”, aveva accennato alla negoziazione in corso per il programma di rinnovo della flotta della marina militare italiana. E, ieri, Fincantieri e Finmeccanica hanno così ufficializzato la sottoscrizione dei primi contratti con Occar (l’Organizzazione internazionale di cooperazione per gli armamenti) finalizzati per l’appunto alla costruzione di sette unità navali previste da quel programma. Per i due gruppi - che hanno costituito un raggruppamento temporaneo d’impresa - il via libera equivale a un incasso di 3,5 miliardi di euro, di cui 2,3 miliardi per Fincantieri e 1,2 per Finmeccanica, attraverso Selex Es. Sul piatto ci sono sei pattugliatori con ulteriori quattro in opzione e una unità di supporto logistico, caratterizzati da un doppio profilo d’impiego perché queste classi di navi possono essere usate sia per fini militari che per operazioni di protezione civile e soccorso in mare. Una possibilità, quest’ultima, non di poco conto vista la fase intensa di sbarchi sulle coste italiane.
Il programma pluriennale di rinnovo della flotta della marina militare (meglio nota come “legge navale”) vale complessivamente 5,4 miliardi di euro. Ai 3,5 miliardi dei contratti firmati ieri, si affianca infatti un ulteriore tassello per la costruzione di un’unità di trasporto e sbarco (Lhd) in corso di finalizzazione. I fondi erano già previsti nella legge di stabilità 2014 e per lo sblocco della seconda tranche si attende il via libera della Corte dei conti che dovrebbe arrivare nelle prossime settimane. «Questo programma - ha commentato il numero uno di Fincantieri, Giuseppe Bono, la cui gestione ha impresso un forte impulso anche all’export di navi militari firmate dal gruppo triestino - oltre alle significative implicazioni geo-politiche con il rilancio del ruolo dell’Italia nel Mediterraneo, ha una profonda valenza industriale. Esso permette infatti di aumentare i livelli di occupazione e dello sviluppo della ricerca tecnologica non solo per il nostro gruppo, ma per tutte le aziende dell’indotto». A Fincantieri, infatti, spetterà non solo la costruzione delle unità, ma anche il supporto al ciclo di vita nei primi dieci anni, nonché l’attività di componenti e macchinari navali oltre che parte di forniture speciali per i pattugliatori. Finmeccanica, invece, come ha spiegato l’ad Mauro Moretti, potrà «valorizzare fortemente il suo patrimonio tecnologico nel settore navale. Attravero lo sviluppo dei prodotti finalizzati alle nuove unità, Finmeccanica si propone di accrescere ulteriormente la propria competenza nell’alta tecnologia dei nuovi sistemi di combattimento navale e, in particolare, in campi strategici, quali i sensori, radar multifunzionali e l’integrazione multisensoriale».
I pattugliatori, la cui consegna comincerà nel 2021, saranno costruiti presso il cantiere integrato di Riva Trigoso e Muggiano. Tutto ancora da decidere, invece, per l’unità di supporto logistico, la cui deadline è prevista nel 2019. E non è da escludere che una parte possa essere edificata a Castellammare di Stabia che ha una lunga tradizione su questo versante, come ha ricordato di recente anche Giuseppe De Giorgi, capo di Stato maggiore della marina militare.