mercoledì 27 maggio 2015

Il Sole 27.5.15
Parla Marco Samaja, ceo di Lazard Italia
«L’Italia è il primo mercato per gli investimenti cinesi»
di Monica D’Ascenzo


Shanghai Electric su Ansaldo Energia per 400milioni, Dalian Wanda su Infront per 1,275 miliardi, State Grid su Cdp Reti per 2,100miliardi e in ultimo ChemChina su Pirelli per un valore stimato a 8,19 miliardi di euro. Sono solo i deal più grande seguiti da Lazard nel flusso di investimenti cinesi che ha interessato il mercato italiano nell’ultimo anno. Un movimento che ha visto l’Italia come primo paese target nel primo trimestre di quest’anno, in un periodo in cui l’Europa è arrivata a pesare per il 60% degli investimenti cinesi all’estero con un controvalore superiore agli 11 miliardi di euro. In Italia, oltre a quelle citate, gli istituzionali cinesi hanno messo a segno anche altre operazioni nell’ultimo anno differenti per settore industriale e per taglia, sia quotate che non: People’s Bank of China direttamente in Eni, Enel, Prysian, Telecom Italia, Generali, Mediobanca, Saipem e Terna; la statale Bright Food in Salov; Yin Wei in Mondo Tv e Shenzhen Marisfrolg Fashion in Krizia. «In passato gli investimenti cinesi erano diretti principalmente a comparti come oil&gas e mining. Negli ultimi due anni abbiamo visto una crescita d’interesse anche per target che operano nelle infrastrutture, nell’automotive e nell’industria, nel leisure e nel lifestyle, settori dove l’Italia offre delle opportunità strategiche per gli investitori cinesi» spiega Marco Samaja, ceo di Lazard in Italia, aggiungendo: «nel tempo è cambiata anche la dimensione delle società target: accanto a investimenti in grandi gruppi è aumentato l’interesse per società di medie dimensioni».
E che l’interesse per l’Italia sia in crescita lo dimostrano i dati degli investimenti cinesi a Piazza Affari. Se si considerano le partecipazioni rilevanti oltre il 2%, la Cina supera di gran lunga i Paesi Arabi e la Russia con quote per oltre 6 miliardi di euro a fronte rispettivamente dei poco meno di 4 miliardi arabi e poco meno del miliardo e mezzo russi, secondo i dati Consob al 30 aprile scorso. «Il trend di investimenti cinesi in Europa è di lungo periodo, ma attualmente è favorito da una congiuntura particolarmente favorevole, data la combinazione di valutazioni delle società cinesi quotate a Hong Kong e Shanghai ai massimi storici e il renmbinbi ai massimi sull’euro. Questo rende gli investimenti cinesi in Europa, oltre che strategici, anche molto convenienti» spiega Samaja, che aggiunge: «gli investitori cinesi sono molto determinati ma anche flessibili e rispettosi degli equilibri in tema di governance perché riconoscono la managerialità europea. Il caso ChemChina ne è un esempio concreto».
Non solo investimenti in Borsa. In generale l’attività di M&A cinese con target europei ha visto un’accelerata in questi primi mesi del 2015: i deal sono 40 per un controvalore di 11,5 miliardi (di cui 4 per un totale di 8,19 miliardi in Italia grazie a Pirelli) a fronte delle 114 operazioni dell’intero 2014 per un ammontare di 18,35 miliardi (di cui 15 in Italia per un valore di 3,5 miliardi), secondo i dati Dealogic. «Ci aspettiamo che il trend continui perché è nell’interesse degli investitori cinesi acquisire tecnologie e know how da importare e d’altra parte l’apertura del capitale permette alle società europee di accelerare sull’internazionalizzazione» osserva Samaja, sottolineando poi: «lo scorso anno e ancor più i primi mesi del 2015 si sono contraddistinti anche per una maggiore attività di società private cinesi, non solo in termini di deal completati, ma più in generale del numero dei dossier a cui guardano, delle risorse che investono e del tempo che spendono in Europa». Ne sono esempi concreti l’investimento di Chow Tai Fook, la holding basata a Hong Kong della famiglia Cheng, che ha una quota di minoranza in Varenne attraverso la quale Clessidra controlla il 90% di Cavalli; l’offerta pubblica di acquisto di Fosun sulla francese Club Med e l’acqusizione della britannica Pizza Express da parte di Hony Capital.
Prossima frontiera per le conquiste cinesi? «ci aspettiamo crescente interesse da parte degli investitori cinesi su società di asset management e private banking» conclude Samaja.