Il Sole 23.5.15
La Germania mette Atene alle corde
Merkel a Tsipras: c’è poco tempo e ancora molto lavoro da fare, l’accordo va raggiunto con le istituzioni
di Beda Romano
Riga Ancora una volta è fallito il tentativo del premier greco Alexis Tsipras di imporre una soluzione politica alla crisi finanziaria del suo paese, aggirando le trattative tecniche. L’atteso incontro di giovedì sera qui a Riga tra il primo ministro greco, la cancelliera Angela Merkel e il presidente francese François Hollande, a margine di un (difficile) vertice europeo dedicato al Partenariato Orientale, è terminato con un nulla di fatto. Tutto è stato rinviato ancora una volta ai negoziati tecnici.
«È stata una discussione molto amichevole e costruttiva – ha detto la signora Merkel dopo l’incontro a tre terminato all’1 di notte in un albergo della capitale lettone -. Ma è molto chiaro che ulteriore lavoro deve essere compiuto con le tre istituzioni». La cancelliera si è così riferita alla Commissione europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale, vale a dire alle tre istituzioni creditrici di Atene che dovranno in cambio di nuove misure concedere nuovi aiuti.
La Grecia ha bisogno di nuovo denaro per evitare il tracollo finanziario. In ballo ci sono 7,2 miliardi di euro provenienti da un programma economico in scadenza a giugno. Proprio all’inizio del mese prossimo, Atene è chiamata a rimborsare generosi prestiti all’Fmi. L’incontro di giovedì sera è terminato ancora una volta mettendo a confronto ottimismo greco e realismo tedesco. Mentre Tsipras ha parlato di accordo «a breve», la signora Merkel ha avvertito che «c’è ancora molto da fare».
Lo stesso Hollande si è allineato alla posizione tedesca: «Abbiamo bisogno di un accordo il più forte e completo possibile per facilitare i negoziati e superare le prossime scadenze». Il clima è avvelenato anche da voci e speculazioni. Secondo l’agenzia di stampa Bloomberg, in un incontro privato il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble avrebbe suggerito ad Atene di pensare all’adozione di una moneta parallela. Da Berlino, il ministero delle Finanze ha smentito.
Secondo le informazioni raccolte qui a Riga, gli ostacoli a un accordo riguardano sempre le riforme relative al sistema pensionistico e al mercato del lavoro, così come il risanamento delle finanze pubbliche (contrasti vi sono sugli obiettivi di bilancio). Il Financial Times spiegava ieri sera che, tra le altre cose, la signora Merkel e il presidente Hollande avrebbero spiegato al premier Tsipras che nessun accordo sarà possibile con i creditori europei senza il benestare del Fondo.
Agli occhi dei greci, l’Fmi è l’ostacolo forse più ostico. Da un lato il Fondo è favorevole a una ristrutturazione del debito greco, venendo così incontro alla posizione greca; dall’altro tuttavia è molto esigente in termini di politica economica prima di concedere nuovi aiuti. Tsipras ha incontrato ieri anche il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. Un portavoce greco ha detto che i due si sono trovati d’accordo per considerare «raggiungibile» una intesa nelle prossime settimane.
Gli incontri greci si sono svolti a margine di un vertice dedicato al Partenariato Orientale. È stata l’occasione per correggere il tiro dopo che nel 2013 l’Unione ha dato l’impressione a Mosca di voler appropriarsi della sua zona d’influenza, contribuendo allo scoppio della guerra civile ucraina. I sei paesi del Partenariato Orientale – Moldavia, Georgia, Ucraina, Azerbaigian, Armenia e Bielorussia – hanno rapporti diversi con l’Unione. I primi tre hanno firmato un accordo di associazione con Bruxelles.
Gli altri tre, invece, hanno preferito privilegiare i loro rapporti con Mosca. Un allargamento dell’Unione a questi sei stati non è in agenda. Nel comunicato si parla delle loro «aspirazioni europee», non più di prospettive europee. L’espressione è stata il risultato di accesi negoziati con i paesi più europeisti. In questo momento a Bruxelles prevale il desiderio di evitare nuovi screzi con Mosca, anche se l’Unione ha approvato ieri in via definitiva un prestito da 1,8 miliardi di euro all’Ucraina.