domenica 10 maggio 2015

Il Sole 10.5.15
Scuola. La Commissione chiude sugli emendamenti: confermate le 100mila assunzioni, spunta la sanatoria per gli «idonei» del 2012
Supplenze ai precari con più di 36 mesi
Il tetto ai contratti non sarà retroattivo - Dal 2016 via ai concorsi su base regionale
di Eugenio Bruno


ROMA La maggioranza accelera sulla buona scuola. Dopo il pit-stop degli giorni scorsi – dettato dall’esigenza di mettere nero su bianco le aperture promesse ai sindacati e ai docenti scesi in piazza martedì – la riforma dell’istruzione vede il traguardo del primo via libero parlamentare. Nella seduta-fiume di ieri, a cui hanno partecipato anche la ministra Stefania Giannini e il sottosegretario Davide Faraone, la commissione Istruzione della Camera ha terminato l’esame degli emendamenti al Ddl. Con 24 ore di anticipo rispetto alle previsioni. A questo punto, l’approdo in aula fissato per il 14 maggio appare sempre più vicino.
Diverse le novità apportate al disegno di legge nelle ultime ore. Specie sul destino dei precari che stava molto a cuore ai sindacati. Degna di nota è innanzitutto la precisazione che il tetto dei 36 mesi per la stipula di contratti a termine non sarà più retroattivo; bensì varrà solo per le supplenze stipulate dopo l’entrata in vigore della legge. Va sottolineata poi la “ciambella di salvataggio” offerta agli idonei del concorso Profumo del 2012. Grazie a un emendamento della relatrice Maria Coscia (Pd), che ha riformulato 14 proposte delle varie forze politiche, i 6.500 docenti (idonei ma non vincitori) dell’ultima selezione pubblica saranno assunti a partire dal 1° settembre 2016 sui posti che si libereranno da turn-over e che saranno di fatto sottratti al prossimo concorso da 60mila posti. Una modifica vista con favore anche dall’opposizione. Soddisfatta Elena Centemero (Forza Italia) che ha parlato di «ruolo effettivo ed economico nel 2016/17» per questi soggetti.
Sempre alla voce precari, va evidenziata inoltre la conferma del maxi-piano di assunzioni che porterà in cattedra a partire dal 1° settembre 100.701 docenti. Dopodiché in cattedra si salirà solo attraverso i nuovi concorsi su base regionale che saranno riservati agli abilitati e daranno vita a graduatorie valide per tre anni. Il primo dei quali da bandire entro il 1° ottobre 2015.
Le principali concessioni alle sigle sindacali si sono concentrate però su un altro punto:?la maggiore autonomia dei dirigenti scolastici. Che esce molto ridimensionata rispetto alla versione originaria del disegno di legge. All’affiancamento del collegio dei docenti e del consiglio d’istituto nel varo del piano dell’offerta formativa (Pof) deciso nei giorni scorsi, ieri la commissione ha aggiunto altri due tasselli. Si tratta, da un lato, della nascita del comitato per la valutazione che sarà formato da due prof e due rappresentati dei genitori (alle superiori da un esponente degli studenti e uno delle famiglie, ndr) che dovrà affiancare il preside nella scelta dei criteri con cui attribuire agli insegnanti i premi per il merito; dall’altro, della possibilità per il dirigente scolastico di scegliere i docenti dell’organico dell’autonomia tra quelli sicritti agli albi territoriali, tenendo conto anche delle eventuali auto-candidature e dei curricula degli aspiranti professori.?Fermo restando che sarà poi il diretto interessato a dover accettare l’incarico.
Nel rinviare alle schede qui accanto per le altre proposte di modifica accolte, in questa sede va segnalata la polemica che ha investito il 5 per mille alle scuole. Il sì al fondo da 50 milioni per le scuole diviso in due tranche (l’80% da ripartire sulla base delle preferenze dei contribuenti e il restante 20% ai territori svantaggiati) non è piaciuto né alla minoranza Pd né ai M5S. La prima, con?Stefano?Fassina, ha sottolineato che si tratta di risorse stornate al fondo per il miglioramento dell’offerta formativa; i secondi perché includono sia le scuole statali che quelle paritarie. Paritarie che vedono estendere anche alle superiori la detrazione da 400 euro per nucleo familiare e registrano l’introduzione di una norma “anti-diplomifici”: partirà una verifica a tappeto sui requisiti per la parità, focalizzando l’attenzione soprattutto sugli istituti che registrano un numero di diplomati superiori agli iscritti ai primi anni.
Un accenno infine alle deleghe contenute nel Ddl che vengono sia ridotte che precisate. Grazie ad esempio al via libera a un emendamento – riformulato – di Manuela Ghizzoni (Pd) sulla riforma della formazione iniziale dei docenti.