martedì 5 maggio 2015

Corsera 5.5.15
Sfida Merkel-sindacati: treni fermi per 6 giorni nella Germania dei miracoli
Roberta Miraglia


È iniziato lo sciopero più lungo delle ferrovie tedesche: i macchinisti hanno fermato i treni merci lunedì pomeriggio e da martedì lo stop coinvolge anche quelli passeggeri. Fino a domenica. Sei giorni ininterrotti di astensione che potrebbero causare ingenti danni all’economia: secondo alcune stime oltre 500 milioni di euro, ovvero circa lo 0,1% del Pil del trimestre.
Di fronte all’eclatante iniziativa ha fatto sentire la sua voce anche la cancelliera Angela Merkel che sta sondando la possibilità di una mediazione. Il sindacato dei macchinisti Gdl ha già respinto la proposta ma il capo del Governo ha detto che pur «senza voler intervenire direttamente» la mediazione è l’unica strada percorribile. «È chiaro che i tempi non sono ancora maturi - ha commentato Merkel - ma dobbiamo arrivarci, siamo tutti in attesa di una soluzione». Molto dura la posizione del vicecancelliere e ministro dell’economia Sigmar Gabriel. «Tutte le parti dovrebbero chiedersi se il danno che la protesta potrebbe causare sia proporzionato alla posta in gioco».

Da quando le trattative con Deutsche Bahn sono iniziate, dieci mesi fa, il sindacato Gdl si è astenuto dal lavoro già otto volte ma uno sciopero di sei giorni consecutivi non si era ancora visto nelle ferrovie tedesche.
Sul tavolo non ci sono soltanto l’aumento salariale del 5 per cento (la società ha offerto un incremento del 4,7% in due round e un’una tantum di mille euro); il limite di 50 ore annuali agli straordinari nonché una riduzione dell’orario da 39 a 37 ore settimanali. C’è soprattutto una delicata questione di rappresentanza sindacale. La sigla Gdl, infatti, rivendica il diritto di rappresentare non solo i macchinsiti ma tutto il personale delle viaggiante.
Una questione complessa - spiega Andreas Rees capo economista per la Germania di UniCredit Research - nata nel 2010 dopo una pronuncia della Corte federale del lavoro: il giudice sostiuitì il principio dell’unità salariale con quello della pluralità. In una stessa società, da allora, i diversi sindacati possono condurre trattative e concludere accordi rappresentando soltanto i propri iscritti. Con il risultato che nella stessa azienda possono coesistere diversi accordi salariali. Gdl sostiene di rappresentare non solo i macchinisti (come faceva prima) ma anche il resto del personale viaggiante. Si oppongono, tuttavia, sia Deutsche Bahn che Evg, la sigla dello staff delle ferrovie.
Per risolvere simili controversie, nell’ottobre scorso il ministro del Lavoro, la socialdemocratica Andrea Nahles, ha presentato un disegno di legge che dà la prevalenza al sindacato con più iscritti. Una previsione che metterebbe nell’angolo Gdl e altre sigle piccole. La legge dovrebbe essere approvata dal Bundestag tra qualche settimana per diventare operativa in estate. Ma già alcuni sindacati hanno preannunciato ricorsi alla Corte costituzionale.
Vista la posta in gioco i macchinisti hanno dunque intenzione di tenere duro e la lunghezza dello sciopero potrebbe causare danni all’industria e all’economia che l’istituto Diw di Berlino ha stimato in 90 milioni al giorno. Oltre 500 milioni in sei giorni. Il 17% delle merci in Germania è trasportato su ferrovia. Per spostare su ruota il trasporto, stima Diw, ci vorrebbero 100mila camion in più. L’effetto sulla produzione di maggio si farà certo sentire ma, riconoscono gli analisti, le aziende potrebbero lavorare di più dopo l0 sciopero e compensare così le perdite subite. Sempre che la mediazione invocata da Merkel non riporti i macchinisti sui treni.