sabato 9 maggio 2015

Corriere 9.5.15
Renzi attacca D’Alema e i «ribelli»: c’è una sinistra a cui piace perdere
A Genova con Paita. La replica alle accuse dell’ex premier sul calo di iscritti
di Marco Imarisio


DAL NOSTRO INVIATO GENOVA Che botte, ragazzi. «Questo è il terreno della partita tra la sinistra che coltiva il desiderio di perdere da sola contro quella che preferisce vincere insieme». Sarà che la Liguria è ormai il ring sul quale voleranno i primi sganassoni, elezioni regionali che all’improvviso hanno assunto il valore di una prova di laboratorio per verificare lo spazio di una possibile esistenza in vita oltre il Pd. Comunque Matteo Renzi ci va pesante con la fronda di Luca Pastorino, deputato europeo uscito dal gruppo ancora prima del suo mentore Pippo Civati per creare una lista che numeri alla mano complica di molto la vita al Partito democratico. «C’è chi vuole cambiare le cose e chi invece si accontenta di perdere e far perdere» dice, quasi un invito mascherato al voto utile.
Ai Magazzini del Cotone nel porto antico di Genova ci sono diversi tipi di sinistra. Il servizio d’ordine è fornito dai camalli della Compagnia unica, armadi a quattro ante con jeans sdrucito e giubbotto di pelle inneggiante al compianto padre nobile Paride Batini che amava definirsi come l’ultimo stalinista, la cui figlia corre però con una lista tutta sua, a sinistra dell’ipersinistra. In platea si fa notare la grisaglia leggermente più riformista di Vittorio Malacalza, fresco primo azionista di Carige, il più lesto ad abbracciare e baciare la candidata del Pd al suo ingresso in sala, seguito da Aldo Spinelli, storico signore della terminalistica portuale e altri pezzi di potere ligure.
Quando si abbassano le luci, la prima a parlare è Paita, portatrice di una candidatura sofferta e di una determinazione che la sta portando a una campagna elettorale molto vivace, poco incline ai compromessi. A lei tocca la bastonatura degli avversari esterni, a cominciare dal centrodestra e da Giovanni Toti, descritto come un candidato riluttante, desideroso di tornare presto alle sue comparsate nei talk show. «L’idea che lui possa battermi spaventa voi ma soprattutto lui».
Al fronte interno ci pensa invece il presidente del Consiglio, che mette insieme vecchi e nuovi concorrenti usando come argomenti a sostegno delle sue tesi anche la disfatta laburista in Inghilterra. Massimo D’Alema, che a mezzo stampa aveva alzato il dito citando il calo di iscritti nel Pd diventa così un campione dei «nostalgici del 25 per cento, quelli che stavano bene quando si perdeva, quelli che hanno avuto la loro occasione e l’hanno persa». L’analisi renziana del voto nel Regno Unito, molto pro domo sua , gioca molto sulla scelta del Miliband sbagliato. I laburisti avevano David, pupillo di Tony Blair, e Ed «molto radicale, capace di diventare segretario con l’aiuto della burocrazia di partito». Scegliendo l’ultimo hanno messo fine all’esperienza del blairismo. Morale a futura memoria della favola albionica: «Quando la sinistra sceglie di non giocare la partita del riformismo, può vincere qualche congresso ma perderà sempre le elezioni».
Londra chiama Bogliasco, paese del quale il reprobo Pastorino è sindaco. «Lo è diventato con i voti del Pd, così come è diventato eurodeputato, poi ha scelto di lasciare il partito senza per altro dimettersi dalle due cariche. Facendo così rappresenta lo spot migliore della sinistra che vuole perdere sempre e comunque». Renzi evita di dirlo, ma oltre al rimpianto per la terza via, elezioni inglesi e liguri hanno in comune anche un numero. «Si è parlato di deriva autoritaria a proposito della nostra riforma elettorale, ma guardate l’Inghilterra dove oggi col 36% dei voti i conservatori hanno la maggioranza assoluta. Con la nostra riforma invece saremmo andati al ballottaggio».
Con la legge elettorale ligure, invece, quella è la percentuale richiesta per avere il premio di maggioranza necessario a governare. Se non ci arrivi, sei costretto ad alleanze che avrebbero il sapore della resa alla minaccia da sinistra oppure quello del compromesso in odor di patto del Nazareno che darebbe vento alle vele di Civati e dintorni, non solo in Liguria. La posta in gioco è questa. A giudicare dalle carezze rifilate al convitato di pietra Pastorino, in Liguria non si gioca una partita da poco.