domenica 3 maggio 2015

Corriere 3.5.15
Il governo e i margini della sentenza per limitare i danni


«Bisogna leggere con attenzione la sentenza della Corte», ripetono in coro a Palazzo Chigi, all’Inps e nei ministeri interessati dalla pronuncia che ha bocciato il blocco della perequazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo per il 2012-2013. Sentenza che apre un potenziale buco nei conti pubblici di almeno 10 miliardi, necessari per rimborsare circa 6 milioni di pensionati. Leggere la sentenza per trovare come limitarne gli effetti. Questo l’obiettivo. Legittimo, ai sensi della stessa sentenza. Che infatti si conclude, affermando: «La norma censurata è, pertanto, costituzionalmente illegittima nei termini esposti ». E quali sono questi termini?
In sintesi (la sentenza è lunghissima, 8.882 parole), la Corte ha bocciato il blocco dell’adeguamento delle pensioni ai prezzi perché sono «stati valicati i limiti della ragionevolezza e proporzionalità, con conseguente pregiudizio per il potere di acquisto». E sono stati valicati perché il blocco Monti-Fornero si discosta «in modo significativo» dai precedenti: «Non solo la sospensione ha una durata biennale; essa incide anche sui trattamenti di importo meno elevato». E impedisce la perequazione sull’intero importo della pensione e non solo sulla fascia eccedente (tre volte il minimo in questo caso). La sentenza ricorda che la Corte non ha censurato precedenti blocchi della perequazione quando questi sono stati brevi (un anno) e hanno riguardato le fasce alte, per esempio la quota di pensione (non le pensioni) superiore a 5 volte il minimo (Finanziaria 1998) o 8 volte il minimo (legge 247 del 2007).
L’articolo 38 della Costituzione richiede il rispetto del «criterio di adeguatezza» delle pensioni, sottolinea la Consulta. Che conclude: «L’interesse dei pensionati, in particolar modo di quelli titolari di trattamenti modesti , è teso alla conservazione del potere d’acquisto». L’errore principale quindi è stato aver posto l’asticella del blocco troppo in basso, a partire da 1.217 euro netti.