Corriere 26.5.15
Il premier: no al bertinottismo 2.0 è il miglior amico del centrodestra
Il leader in Liguria. Poi annuncia: presto 2.500 assunti nelle forze dell’ordine
di Alessandro Trocino
ROMA «Venti anni di centrodestra hanno lasciato macerie». Matteo Renzi attacca frontalmente Silvio Berlusconi, anche se premette: «Il clima è cambiato, non c’è più il nemico e non parlerò mai male di Berlusconi». Ma poi il giudizio politico nei confronti dell’ex premier è fortemente negativo.
Da La Spezia, in tour elettorale per le Regionali, il premier spiega che «dopo averlo visto in tv da Fazio, ho pensato che Berlusconi è il leader politico che in Italia è stato a Palazzo Chigi più giorni di De Gasperi, Moro, Fanfani. Persino più di Andreotti: se aveva queste grandi e belle idee, perché non le ha realizzate?». E ancora: «Berlusconi lo rispetto ma credo che abbia fallito e quindi tocca alla nuova generazione». Renzi ne ha anche per Beppe Grillo: «Grillo è il biglietto della lotteria vincente che è stato perduto e che non è stato riscosso. Grillo aveva in mano l’Italia. Poteva cambiare l’Italia, ma ha rinunciato».
Il leader del Pd torna a evocare i «gufi»: «Noi ci proviamo, ma c’è anche chi ogni mattina si alza e spera che ci sia un incidente per cui valga la pena di urlare contro l’Italia». Inevitabile un riferimento alla minoranza: «Facciamo i congressi, discutiamo, ma poi si sta tutti insieme, dentro un ideale». E soprattutto in vista delle urne, il pericolo è quello di dividersi, come dimostra il caso ligure: «Non dobbiamo consentire a qualcuno di fare della Liguria il “bertinottismo 2.0”, facendo perdere la sinistra». Riferimento a Luca Pastorino, il civatiano uscito dal Pd che si è candidato in contrapposizione a Raffaella Paita: «Pastorino è il miglior amico di Berlusconi. La nuova sinistra è la sala di rianimazione della destra berlusconiana. Quanto a Toti, il candidato di centrodestra, è toscano. Se avesse a cuore la Liguria, si dimetterebbe da parlamentare europeo». In Liguria Renzi viene contestato e risponde: «Fischiate quanto vi pare, noi non siamo quelli che vanno a fischiare alle iniziative degli altri». Il premier contesta anche il fatto che «la Liguria sia un laboratorio politico: è ora di finirla di trasformare le elezioni in uno scontro per i giochi politici romani».
Sul risultato delle Amministrative, Renzi ostenta sicurezza: «Qualunque sia l’esito, per il governo non cambia nulla. Non è un test nazionale». Dopo aver ipotizzato un 6-1 (si vota in sette Regioni), nei giorni scorsi ha ventilato un’ipotesi di 4-3. Prudenza non apprezzata da Gianni Cuperlo: «Credo che Renzi sia stato troppo timido nel commentare. Tutte le Regioni sono aperte».
Renzi poi parla dei temi sul tappeto. La legge sulla rappresentanza dei sindacati: «Bisogna riflettere. Quando ti siedi con 17 sigle sindacali, ti chiedi se non siano troppe. Poi è una valutazione che dovranno fare loro». Le nozze gay: «Con la proposta Cirinnà, replicheremo il modello tedesco, diverso dal modello irlandese. Credo che possa avere i voti in Parlamento». Le spese militari: «Se sono innovazione e tecnologia, sono un bene». La scuola: «È un cantiere aperto, che andrà avanti a lungo». Riforma della Rai: «Bisogna farla entro luglio, altrimenti si va al rinnovo con la Gasparri». In serata poi il premier annuncia «2.500 assunzioni straordinarie nelle forze dell’ordine al prossimo Consiglio dei ministri».