lunedì 18 maggio 2015

Corriere 18.5.15
Esce l’impero ottomano, entra la repubblica turca
risponde Sergio Romano


A proposito della «sindrome di Sèvres» della Turchia, quali furono i motivi che spinsero le potenze vincitrici della Prima guerra mondiale a imporre un trattato così umiliante all’Impero ottomano facendo scomparire quasi completamente la sua presenza nel nostro continente?
Mario Bellini

Caro Bellini,
Come ho scritto in altre risposte sullo stesso argomento,«sindrome di Sèvres» è l’espressione con cui fu definito lo stato d’animo della Turchia nel 1920 e negli anni seguenti: un sentimento molto simile a quella «sindrome del Trianon» (dal nome del palazzo dove fu firmato il trattato di pace con l’Ungheria) che ha afflitto per molti anni la società ungherese dopo le mutilazioni sofferte alla fine della Grande guerra.
Ma il trattamento riservato alla Turchia fu ancora più brutale e arrogante quando i tre vincitori (Francia, Gran Bretagna e Italia) si sedettero al tavolo della pace: i primi due non avevano atteso la fine del conflitto per concordare separatamente la spartizione delle province arabe dell’Impero ottomano. A Sèvres, ciò che ancora restava della Grande Turchia venne letteralmente scarnificato. Gli Stretti furono demilitarizzati e soggetti al controllo di una commissione internazionale. I territori abitati dagli armeni sarebbero stati assegnati a una Armenia indipendente che Stalin, qualche anno dopo, avrebbe trasformato in una repubblica sovietica. I territori curdi della Turchia sudorientale, insieme a quelli di altri Paesi della regione, avrebbero fatto parte di un Kurdistan indipendente. In Tracia orientale e a Smirne si sarebbero installati i greci; nella zona di Adalia, lungo la costa mediterranea della Turchia, gli italiani; in Cilicia, ai confini con la Siria, i francesi. Terminava cosi la storia di Impero che negli anni della sua maggiore espansione era arrivato alle porte di Vienna.
Tre anni dopo, il Trattato di Sèvres divenne quello che un ministro degli Esteri tedesco, parlando della neutralità belga, aveva definito uno «straccio di carta». Il merito fu di un brillante generale, Mustafà Kemal, che aveva fieramente combattuto a Gallipoli contro le truppe dell’Impero britannico. Mentre Italia e Francia stavano a guardare, i greci cercarono di mantenere il controllo dei territori assegnati al loro Paese. Vi fu una guerra greco-turca che ebbe fasi alterne e si concluse nell’agosto del 1922 con la definitiva sconfitta dell’esercito greco.
Poiché nulla è convincente quanto una vittoria militare, le potenze capirono che il quadro era cambiato e si adeguarono alla nuova realtà. Lo Stato sovietico fu il primo ad accorgersi dell’importanza che la nuova Turchia avrebbe avuto nella regione e le cedette i due distretti contestati di Kars e Ardahan. La Grecia rinunciò a Smirne, l’Italia se ne andò da Adalia conservando qualche diritto minerario e la Francia restituì la Cilicia. Kemal, nel frattempo, consolidava il suo potere destituendo il Sultano e proclamando la Repubblica. Grazie a un nuovo trattato, firmato a Losanna il 24 luglio 1923, il film di Sèvres fu proiettato all’indietro. La Turchia riprese possesso dell’Asia minore e della Tracia orientale, la commissione internazionale per l’amministrazione degli Stretti fu dimenticata. Era nata una nuova Turchia decisa a modernizzarsi secondo criteri occidentali, ma altrettanto decisa a non dimenticare la «sindrome di Sèvres» e a difendere la propria indipendenza.