lunedì 18 maggio 2015

Corriere 18.5.15
Le fragilità di una scelta
di Daniele Manca


Non è la soluzione. Il governo doveva dare un segnale.
Doveva darlo a milioni di pensionati sulla sentenza della Consulta che ha imposto di rimborsare quanti si sono visti, nel 2012 e nel 2013, bloccati gli aumenti legati all’inflazione. I 500 euro, promessi per il primo agosto, sono una misura tampone che evidenzia almeno un paio di nostre fragilità.
La prima è quella relativa ai nostri conti pubblici. Matteo Renzi, annunciando il bonus, ha detto che per poterlo attuare dovrà usare i 2 miliardi tenuti da parte per combattere la povertà. Il minimo possibile: ottemperare compiutamente alla sentenza sarebbe costato 18 miliardi. Non poco per un Paese che ogni anno ne paga, di interessi sul debito, tra i 70 e gli 80. Tanto che è pensabile che l’annuncio del premier di ieri abbia anche un altro destinatario: l’Ue.
Bruxelles vuole sapere gli effetti della decisione e ha subordinato il suo sì al bilancio italiano a quei conteggi. E oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe delineare il percorso che seguirà l’esecuzione della sentenza. Anche perché i pensionati che si sono visti sterilizzati gli aumenti legati all’inflazione hanno il diritto di sapere in che tempi e in quale misura riceveranno i rimborsi.
La seconda fragilità è iscritta nel comprendere che, quando si parla di previdenza, si deve guardare anche ai giovani e non solo agli attuali pensionati. Che non vanno però colpevolizzati. Come sottolineava Maurizio Ferrera ( Corriere, 14 maggio), il sistema previdenziale «ha a lungo funzionato alla rovescia», avvantaggiando le fasce più forti e non le più deboli. Ma erano regole e leggi a stabilirlo. Allo stesso tempo però i giovani che andranno in pensione con la formula contributiva (trattamenti legati solo ai versamenti pagati) potranno godere di assegni decenti solo se saranno in grado di effettuare i contributi previsti. In un mercato del lavoro in profonda modificazione e sempre più flessibile, anche questa dovrebbe essere una preoccupazione del governo.