Corriere 16.5.15
Assalto finale a Ramadi, strage di bambini a Palmira
di Guido Olimpio
WASHINGTON L’assalto al centro di Ramadi è iniziato con la tattica consueta dell’Isis. Una falange di sei kamikaze a bordo di veicoli blindati e riempiti d’esplosivo. Tra loro un inglese, Abu Musab al Britani. A far da ariete un bulldozer-bomba. Un colpo di maglio che ha distrutto le linee di difesa irachene e permesso ai mujaheddin di occupare il palazzo del governatore dove hanno innalzato il vessillo nero. Sempre ieri i jihadisti dell’Isis avrebbero ucciso 23 civili, tra cui 9 bambini, vicino alla città di Palmira, il noto sito archeologico siriano. Tra le vittime anche familiari di impiegati del governo siriano, riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria che ha dato notizia dell’ennesima strage.
Il nuovo rovescio per Bagdad era in parte atteso. Le unità, assediate da mesi, hanno ricevuto rinforzi sufficienti a tenere ma non a rovesciare il quadro strategico. E questo malgrado le promesse di «riconquista» lanciate dal governo. Solo poche settimane fa gli iracheni dicevano di voler liberare la provincia dell’Anbar dallo Stato Islamico, invece hanno incassato la sconfitta. Cocente. Ramadi è sulle strade che portano verso Giordania e Siria, ospita un importante bacino idrico, è un simbolo per i sunniti, divisi tra quanti sostengono il Califfo e coloro che sono rimasti fedeli al potere centrale. L’esercito si è rivelato ancora una volta incapace di fronteggiare l’emergenza, non abbastanza organizzato. La coalizione, guidata dagli Usa, ha dato un apporto relativo. A partire da ottobre - secondo nostri calcoli - ha condotto nella zona oltre 155 raid aerei. Utili, a patto che sul terreno ci siano forze in grado di interagire. Così non è stato.
Un esperto americano è arrivato a ipotizzare che al governo iracheno — e al suo protettore iraniano — interessi poco intervenire nella regione a maggioranza sunnita. Ciò non toglie rilevanza allo smacco militare e propagandistico. Sviluppo che segue la nuova sortita del Califfo. In un messaggio audio, registrato (forse) a marzo, ha chiamato a raccolta i suoi e preso di mira i sauditi.